giovedì 29 marzo 2012

" O Padre Gabriele , salite in corbellora...."

Io, mio fratello, il babbo e la mamma abbiamo vissuto coi nonni paterni fino ai miei 24 anni. Una vita. Ho dei ricordi nitidissimi di spensieratezza e gioia assolute.
Le leggende familiari narrano che il nonno Mario, accompagnando alla maternità mia madre perchè il babbo era impossibilitato a guidare da una periartrite, le disse di non azzardarsi a tornare a casa se non avesse partorito una bambina. Per fortuna arrivai io; che non ero poi un belvedere : 2,6 kg, lunga e secca , una scimmia piena di peli scuri sulla schiena,le orecchie, il dorso delle mani e con nessuna intenzione nè di mangiare nè (tantomeno) di abbassare le palpebre (non ho detto dormire,eh!!)
Ma lui mi ha adorata e smisuratamente viziata : non perchè mi comprava le cose ma perchè era sempre a mia disposizione, si perdeva dietro di me, con me, per me.
Mi costruiva le cose in legno : un tavolincino con sedia rigorosamente impagliata,una scrivania con ribaltina, uno scivolo, sì uno scivolo, mensole di tutte le forme e dimensioni , una libreria e un mobile per dischi e giradischi.
Passavo ore con lui nella grande cantina fra i suoi attrezzi da falegname/restauratore : mi ha insegnato a piantar chiodi, a far buchi col succhiello, a piallare, usare le raspe, scartare, lucidare. Lo aiutavo a infiascare il Chianti, mi faceva tirar dalla canna e qualche goccia mi finiva in bocca, mettevo l'olio e la stoppa sui fiaschi.
E mi portava in giro a scoprire Firenze facendomi pensare che fosse l'ombelico del mondo, la culla della civiltà e ripetendomi sempre che non dovevo MAI abituarmi a quella bellezza,darla per scontata, ma guardarla sempre con la meraviglia negli occhi...quella che hanno i turisti quando arrivan qui. A 6 anni sapevo tutti i nomi delle strade del centro,cosa c'era sotto il Duomo, conoscevo palazzi e monumenti noti e meno noti ,ed ero in grado di portartici da sola. Ancora oggi quando torno a casa e "fuggo" in centro sento la sua voce : "Ciuci, guarda là ,la Loggia del Porcellino ,ma è un cinghiale non un porcellino...e la Porta del Nord del battistero e sai ci fu un concorso e Jacopo della Quercia e ghiberti e il Brunelleschi...qui invece  dal vinaino ci si fa un panino io col rosso te con la spuma e si compra i' fiaschino per te...."
E da quando mi raccontò che la nostra casa era un ex convento 700esco, io vedevo monache dappertutto, sopratutto in camera mia.
Il lato più divertente del nonno era il piacere di giocare con le parole.Ed io ho insegnato a Lorenzo quello che lui insegnava a me perchè la ritengo un'eredità inestimabile.Nella nostra lingua marmellata diventava martellata, il lampone un lampione, la mortadella mortinterra, il coccodrillo drillococco...oppure c'era il color merdoc...così evocativo,no? e poi queste parole mi vengono in mente ad intermittenza, le perdo, le ritrovo...
Di tutte le cose del nonno che ho raccontato a Lorenzo quella che più gli è piaciuta è quella che anche io adoravo al di sopra di tutte. Una storiella che il nonno "recitava" a me e mio fratello nei dopo pranzo di luglio in Versilia per convincerci, ormai grandini, a fare il pisolino e accontentare la nonna Lea...che almeno non rompeva!!
E' la storia di due frati un po' burloni e di padre Gabriele un confratello molto pio e sempliciotto, ma forse non troppo.Dunque questo padre Gabriele pregava sempre chiuso nella sua cella e desiderava solo vedere Dio o sentire la sua voce.Più grande era il desiderio,più pregava.
Allora i 2 burloni un giorno calano nella cella una cesta di vimini con una gran corda e iniziano a cantare :
"O Padre Gabriele,salite in corbellora
che Iddio v'aspetta a gloria
e così sia!"

E il povero Gabriele sale su,iniziano a sollevarlo ma poi mollano la corda e si ritrova per terra.E lo scherzo si ripete ma quel giorno...


"O Padre Gabriele,salite in corbellora
che Iddio v'aspetta a gloria
e così sia!"

Padre Gabriele rispose :
"O angeli beati,ditegli al buon Gesù
ci son cascato una volta
e un ci ricasco più
zanzan!"








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