giovedì 26 giugno 2014

Esami e ricette

Dunque ieri pomeriggio Lorenzo aveva l'orale dell'esame di terza media. So che non si chiama più così, ma fatico a usare il nuovo nome. Comunque è stata una giornata emozionante e stressante per lui, una sorta di giro di boa, un'esperienza che mi ha insegnato varie cose.
Che studiare sempre, ogni giorno, tenendo il passo, senza rimanere indietro e poi farsi gozzate disperatissime a ridosso dell'esame paga ancora.
Che il ragazzo mi assomiglia moltissimo caratterialmente ed è emotivo, per sua fortuna o sfortuna. 
Questo dipende dai giorni, dalle situazioni e dalla capacità di gestire questo lato del nostro essere.
Era teso agitato, ma come facevo io alla sua età e poi alle interrogazioni al liceo o agli esami universitari, è capacissimo di dissimulare. Di fuori sembriamo normali e controllati, a parte le mani che ci sudano tanto da potercele lavare se avessimo una saponetta. Ma dentro...dentro è un tumulto. E pensare che le compagne di università ricorrevano a me perché infondevo loro calma. Io, proprio io.

La sorpresa più grande è stato realizzare che non mi sono agitata come pensavo mi sarebbe successo. Sono rimasta calma per tutto il tempo, neanche un po' di batticuore. E mi dicevo, ecco, ora arriva la botta e mi viene un'ansia pazzesca. E invece niente! Meglio così, per carità, eh, ma sono rimasta sorpresa!
Sarà che la mia emotività nelle ultime settimane, dopo l'incidente, è stata impegnata altrove e l'esame mi è parso una prova semplice e normale. Forse sono stata presa da diversi impegni tutti insieme e non ci ho pensato poi molto, forse in me ha lavorato ella giusta direzione la consapevolezza che Lorenzo è sempre andato molto bene a scuola...non lo so.
In ogni caso è finita ed ora potrà godersi un'estate priva di compiti per le vacanze! Doppio evviva!

Al momento la sua preoccupazione più grande è sapere cosa troverà in tavola per pranzo e cena, perciò cerco di scatenare la fantasia per creare piatti appetitosi e sani, in parte inventando e sperimentando, in parte riproducendo ricette che ho visto fare e rifare alla nonna nelle estati della mia infanzia e oltre. Come la pommarola. Immagino se ne trovino svariate ricette, io seguo la sua.



Lei usava il pomodoro costoluto fiorentino, che qui non trovo, perciò ripiego su quelli tondi da sugo.
Ne prendo circa un kg, li lavo bene, li taglio a metà, e poi a pezzettoni e li metto direttamente in pentola, aggiungo una costa di sedano pulita e spezzata, una carota raschiata e divisa a metá, una cipolla media in pezzi o sfogliata, tante foglie di basilico, un po'di sale grosso e poco olio buono. Accendo il fuoco con la fiamma moderata e inizialmente rimescolo per evitare che si attacchino i pomodori sul fondo. Appena questi iniziano a buttare fuori la loro acqua, abbasso la fiamma, chiudo con il testo e lascio cuocere massimo 20 minuti. Trascorsi i quali passo il tutto col passaverdure, tolgo un po' di liquido creatosi in cottura e lo tengo da parte. Passato tutto per benino, aggiusto di sale e se il sugo è molto denso, ma non succede quasi mai, utilizzo parte dell'acquetta tenuta in serbo. L'ultimo tocco è un giro di olio superbuono a crudo.
Io ne vado matta, Lorenzo apprezza. Come ha apprezzato questi gnocchetti che ho fatto qualche tempo fa. Confesso, io gli gnocchetti non li faccio, li compro, perché son pigra e perché quelli che trovo sono morbidi, piccini e neanche cari. Sicché...


Come al solito vado ad occhio, quindi la sola quantità certa che posso indicarvi è quella degli gnocchetti, 200 gr a testa. Viene fuori un bel piatto, quasi un piatto unico, magari seguito da un contorno e della frutta.
Vi serviranno delle zucchine ridotte a filetti o a cubetti da far ammorbidire, quasi disfare in padella con dell'olio e della cipolla, io uso quella surgelata. Se le zucchine sono tagliate sottili, in pochi minuti risulteranno cotte. Se vedete che il tutto si asciuga un po' aggiungete dell'acqua presa dalla pentola per gli gnochetti, aggiustate di sale e unite qualche pomodoro a ciliegia o Piccadilly lavato e tagliato a metà o in quattro. Il tutto deve andare per pochi minuti, senza che i pomodori si disfino. A fuoco spento aggiungete del basilico fresco spezzettato o surgelato e un paio di fette sottili di mortadella fatte a pezzetti. Mescolate bene e unite gli gnocchetti cotti, tenendo il tutto molto morbido, ricorrendo, ancora una volta, all'acqua di cottura. Una spolverata di Grano o Parmigiano o Pecorino e buon appetito!!

martedì 24 giugno 2014

Estati bambine

La scuola mi è sempre piaciuta tanto e non ricordo momenti in cui non ci sarei voluta andare, a parte quando è nato mio fratello e io pregavo la nonna di tenermi a casa promettendo che me ne sarei stata buona buona e non si sarebbe accorta di me. Non era il problema l'asilo allora, ma la gelosia. Probabilmente se mio fratello fosse nato a Luglio anziché alla fine di Marzo, avrei chiesto lo stesso di restare a casa con loro e di non farmi, che so, accompagnare il babbo e la mamma a fare la spesa.
Comunque, nonostante questo amore per la scuola, quando in primavera, prima di cena, sentivo le rondini garrire gioiose, ero felice perché sapevo che le vacanze erano vicine.
E le vacanze volevano dire un sacco di cose: passare qualche giorno da sola con gli zii del babbo nella loro casa a Viareggio, trascorrere le giornate a giocare nel giardino di casa che i miei dicevano, è umido, ci dà poco sole, ed io,invece adoravo e dove ho imparato ad andare in bici e  sui pattini a  rotelle, mettendo a dura prova le coronarie e il sistema nervoso della mia nonna, trasferirsi per un mese (Luglio) intero al mare, in una casa in affitto al Lido di Camaiore, trascorrere giornate infinite e pigre sulla spiaggia del Bagno Reginetta II, poi Milena, a Viareggio, stare qualche giorno a Montalcino da Ismena, giocare e litigare con mio fratello, uscire a fare la spesa, scendere in cantina col nonno a piantar chiodi e fare buchi col succhiello mentre lui si prendeva cura dei mobili e dei lavoretti di casa.
Ma due erano le cose che più mi piacevano in assoluto. La prima era andare al mercato di Sant'Ambrogio coi nonni. Quasi tutte le mattine, quando il babbo e la mamma erano ormai in ufficio, si partiva presto io e mio fratello coi nonni e il carrellino con le ruote: via Laura, via della Colonna, via Farini dove si buttava sempre un occhio alla cupola verdina della Sinagoga, via de' Pilastri, 


una sosta dal macellaio in via Pietrapiana, "me le dia morbide le fettine, mi raccomando, non come l'ultima volta", diceva ogni volta la nonna. E poi al mercato vero e proprio, frutta, verdura, la zona coi banchi dei contadini, tutti quei colori, i profumi, le voci, forza donna c'ho le pesche bone! Il carrellino via via si riempiva, avrei voluto tirarlo io, ma non mi era permesso, perché avrei potuto arrotare qualche persona!
Al ritorno più o meno lo stesso percorso, col caldo che iniziava a farsi sentire e il fresco che ci accoglieva varcato,il portone di casa. Che buio lì dentro, venendo da fuori, non si vedeva nulla. Poi la nonna andava in cucina per mettere a posto la spesa. Quando tirava su la pattina del carrello, veniva fuori l'odore concentrato delle pesche bianche e del basilico, che il fruttivendolo ci dava in omaggio.
Oggi ne ho comprato un mazzetto e ci ho fatto subito la pommarola, come faceva la nonna appena tornati dal mercato. Giusto, potrei farci le frittate trippate! Ma sto divagando.
L'altra cosa che mi piaceva moltissimo dell'estate era che c'era più tempo per uscire col nonno. Noi due da soli. Si andava ovunque, in centro, di là d'Arno dai suoi clienti tappezzieri per fare gli ordini del materiale necessario ( molle, cinghie, imbottiture, rivestimenti, capoc. E anche lì odori, profumi, pcolori, facce...). Ma la mia gioia era enorme quando il nonno mi diceva: " Ciuci, stamani si va alla Cassa di Risparmio."
Il che significava che mi sarei vestita bene, con un bell'abitino, i sandalini nuovi, mi sarei portata una borsetta a tracolla e sempre, sempre, portavo con me la carrozzina bianca e blu col mio bambolotto dentro. 
Ora lo so perfettamente che il nonno mi ha viziata alla grande, aveva una pazienza infinita con me. Ma penso anche di essere stata una bambina facile da gestire, molto ubbidiente...ricordo il saliscendi della carrozzina sul marciapiede ogni volta che si attraversava una via, la sosta al forno sull'angolo di via degli Alfani per comprare i fagioli cotti al fiasco, che come lì, da nessun'altra parte. E mentre camminavamo il nonno mi parlava sempre, mi diceva cose, mi raccontava storie. Su tutto, su quando era bambino, sulla città, sui nomi delle vie, dei palazzi.



Si passava davanti alla Pergola con il colore della sua facciata e la tettoia in ferro e vetro, davanti ad un ingresso secondario dell'Ospedale di Santa Maria Nuova, si svoltava in via Sant'Egidio e si costeggiava l'incasinatissimo parcheggio dell'ospedale




Poi, in corrispondenza di via Folco Portinari, 



il nonno mi raccontava che era il babbo di Beatrice, quella di Dante, (tutte cose che io allora ignoravo ma ascoltavo affascinata come una favola) che coi suoi soldi fondò alla fine del 1200 il primo ospedale della città.
Passata la sbarra del Pronto Soccorso, inizia Via Bufalini e subito c'era la banca. Si entrava qui, in questo palazzo, io sempre con la mia carrozzina al seguito, in un androne col pavimento in marmo.



E poi, fatti pochi passi si apriva una meraviglia delle meraviglie.







Ero piccola, non sapevo nulla di architettura e storia dell'arte ma capivo che c'era una gran differenza fra l'ingresso della banca e questo spazio pieno di luce, enorme, silenzioso, rivestito di pannelli in legno, con tante finestre quante non ne avevo mai viste altrove.
Il nonno prendeva la distinta per versare o ritirare i soldi, apriva la cerniera di quella cartella portadocumenti che aveva con sè, estraeva la sua Bic nera, con la punta rigorosamente fine e scriveva. Io mi guardavo attorno, osservavo le impiegate vestite eleganti, con i tacchi, il rossetto e il profumo, alcune scendevano quella sinuosa scala a chiocciola,mi sembrava un posto ganzissimo, pieno di stile. Ricco, forse perché era una banca. Poi si andava al bancone sul quale c'era per me il pezzo forte: ogni sportello aveva a fianco una lampada di quelle verdi, da scrivania, con la catenella di metallo.

Col tempo sono andata a studiare: la nuova ala della sede centrale della cassa di Risparmio fu realizzata nel 1957 da Michelucci, lo stesso che progettò la stazione di Santa Maria Novella.
Da bambina i pannelli di legno nel grande spazio della banca mi affascinavano non poco con le loro venature. Poi ho trovato queste parole di Michelucci, amante del legno : “ Io sono attaccato alle radici degli alberi, sono un ulivo, una quercia, un castagno...” 

giovedì 19 giugno 2014

Idee col caffè

La scorsa settimana, in quei primi giorni di caldo vero che io aspettavo a gloria, mi è capitatosotto gli occhi questo link: http://greatist.com/iced-vanilla-latte
Mi ha subito incuriosita ed ho pensato che questa bevanda fresca, con latte e caffè, poteva fare per me; però non me la sentivo di usare le mie amate capsule Nespresso per fare i cubetti di caffè ghiacciato, quindi ho pensato di rimettere in funzione la mia vecchia moka da 3 che se ne sta buona buona nel cassetto da un bel po' di tempo. Ho comprato un pacchetto di polvere di caffè da due lire per fare un po' di macchinette a vuoto in modo da avere del caffè decente per quei cubetti.
Qualche giorno fa, mentre svuotavo più e più volte il filtro della moka ho pensato a come poter usare quei fondi. E mi sono imbattuta come per magia in questo link che cadeva proprio a fagiolo 
http://paulaparrish.blogspot.it/2012/08/diy-cellulite-scrub.html
Capitano anche a voi queste coincidenze sul web??
Ho pensato di farlo visto che avevo tutti gli ingredienti necessari in casa. Il profumo è buonissimo, poi vi dirò anche come funziona.




E visto che dicono che nel weekend tornerà il bel tempo, ma io ci credo poco, domani farò i cubetti di caffé: hai visto mai che possa gustarmi quel latte? Magari di fronte al mare!