giovedì 25 settembre 2014

Passeggiata a Jesi


Il 22 settembre è San Settimio, il patrono di Jesi. Festa grande, tutto chiuso! Seguono tre giorni di fiere, un grande mercato che occupa gran parte del centro cittadino e anche alcune aree che si trovano più in basso. Andare alle fiere è una tradizione radicatissima, che affonda le sue radici indietro in un tempo in cui c'erano meno negozi e quindi questo distesa di bancarelle portava novità e grosse occasioni.
Si facevano dei veri e propri affari. Oggi è sostanzialmente identico ad un mercato settimanale. C'è tanta paccottiglia, intendiamoci, ma a volte si possono trovare degli articoli a prezzi vantaggiosi.
È rimasta invece immutata la tradizione di "comprarsi la fiera": cioè, se vai alle fiere, non puoi tornare a casa a mani vuote. Può,essere anche una stupidaggine, ma deve esserci!
E con tutta quella roba, vuoi che non ti si attacchi qualcosa alle mani??
Ognuno poi ha le sue strategia su quando, dove, come, con chi, in che ora andare e su dove sia meglio tentare di trovare un parcheggio. Io ci vado per vedere le bancarelle, non per incontrare gente o far vedere che ci sono andata, quindi non avendo obblighi di orario legati al lavoro, vado di mattina quando la situazione è vivibilissima, si cammina bene e le bancarelle non sono assediate dalle persone.
Ieri mattina ho lasciato la macchina vicino a Mc Donald, ho fatto colazione lì e poi sono andata a vedere le bancarelle nella parte bassa della città. Ieri pomeriggio siamo stati tutti in centro, dal Duomo fino all'Arco Clementino, Lorenzo con gli amici (primissima uscita da solo!), io con mio marito.
Stamani ci sono tornata e con meno gente mi sono goduta tutto di più. Ho parcheggiato sul viale, nella zona a disco orario e sono andata su a piedi, pensando di non trovare posto, che invece c'era. Ho fatto una bella passeggiata, scattato alcune foto visto che non c'era pigia pigia, aspettato che le bancarelle aprissero (era prestino!), guardato tanto e fatto una sosta.
Ho anche acquistato qualcosa. E non solo per me!















E con stamattina pensavo di aver chiuso con le fiere 2014. Pensavo. Perchè qualcuno ha chiesto di tornarci stasera. Dice che vuole le olive pugliesi. Può forse rimanere senza??

lunedì 22 settembre 2014

Plumcake con banana e cioccolato fondente

Cibo, cibo, cibo. Molte persone, vedendo le mie dimensioni pensano che mangiare sia l'ultimo dei miei pensieri. E si sbagliano. Perché l'apparenza inganna, io non sono affatto magra, anzi secca, come mi dicono, e amo mangiare. A modo mio. Che forse è un po' diverso da quello degli altri.
In ogni modo, amo il cibo e ancora di più cucinare e tutto ciò che sta prima del cucinare: scegliere la ricetta, fare la spesa, annusare, lavorare, mescolare, cuocere.
In cucina sto bene, è quello il mio spazio, il mio ufficio. Forse mi piace perché è il lavoro che mi sono scelta, magari se fossi costretta a svolgerlo mi peserebbe. Ma chi lo sa, non ho controprove, al momento.
E attraverso il cibo passano il mio amore, la mia sollecitudine, il mio pensiero per chi mi sta vicino.
I miei maschi sono golosi, uno di dolci, l'altro di salati.
Mio marito cerca sempre qualcosa di dolce in casa e se per qualche motivo non sforno, si riduce a comprare schifezze, tipo i rotoli farciti con marmellata o crema di cacao. La fiera dei grassi in mezzo centimetro quadrato.
Meglio quindi che metta sul tavolo di cucina uno dei miei dolcetti.
Farli non mi costa veramente nulla, ormai ho la mia ricetta base in testa e alcuni trucchetti per rendere il tutto più veloce, lavorando in modo diverso un ingrediente o sostituendone ad uno un altro per sporcare un pentolino in meno e accelerare le operazioni.
Ieri sera, di ritorno da Senigallia, i miei uomini hanno deciso di farsi del male mangiando un paninazzo da Mc Donald, a Jesi. Io ho preferito mangiare qualcosa a casa mentre facevo scaldare il forno e pensavo a cosa mettere nella torta per la colazione di stamani.
Uno dei dolci che faccio spesso unisce il gusto dolce della banana, specie se matura, e quello amarognolo del cioccolato fondente; posso fare una dolce in teglia, un plumcake o dei muffin se ho più tempo.
Ieri sera ho scelto tutte le vie più brevi! ;-)


Ecco cosa vi serve

2 uova piccole
110 gr di zucchero bianco o di canna ( che io aromatizzo con la bacca di vaniglia) o metà e metà
60 gr di burro o 60ml di olio ( io ho usato quello di girasole)
60/70 ml di latte
220 gr di farina 00
1/2 bustina di lievito per dolci
Una punta di bicarbonato
Un pizzico di sale
Una banana
60 gr di cioccolato fondente

Per prima cosa ho montato le uova e lo zucchero, poi ho aggiunto l'olio, il latte e ho mescolato bene con la frusta. Poi ho unito la farina, il lievito e il bicarbonato setacciati e il pizzico di sale. Ho aggiunto ancora un goccio di latte per avere la giusta consistenza e ho trasferito il composto nella forma da plumcake rivestita con carta forno. Sopra ho messo la banana fatta a pezzetti e il cioccolato sbriciolato grossolanamente col coltello. Ho infornato a 180º per circa 30 minuti.


Le varianti possono essere diverse: si può sciogliere il cioccolato, schiacciare la banana e unirli all'impasto oppure farli a pezzetti e unirli al composto prima di metterlo nella teglia.
Io ho scelto il procedimento più rapido che poi si è rivelato essere il migliore per me, perché i sapori si sono mescolati rimanendo al tempo stesso distinti e della loro consistenza. Inoltre, quando schiaccio la banana, trovo che il dolce a fine cottura risulti più gommoso ed appiccicoso.
Per me non c'è una regola fissa, perché si sa, le ricette son fatte per essere variate! 


mercoledì 10 settembre 2014

Firenze: passi, pensieri, foto e letture

 La scorsa settimana ho trascorso qualche giorno a Firenze. Sempre troppo pochi, ma accontentiamoci.
Ho camminato tanto, un po' con Lorenzo, moltissimo da sola. E un passo dietro l'altro la mia mente macinava pensieri, ricordi, sensazioni, idee, ispirazioni.
Ogni volta che ci torno la città mi sembra sempre più bella a dispetto delle lamentele che sento e della tendenza a dire sempre che oggi, domani, saranno sicuramente peggio di ieri.
Forse perché non ci vivo più, forse perché invecchiando detesto sempre di più la lamentosità e il disfattismo dilaganti. Mi chiedo che li facciamo a fare i figli, se siamo convinti che il futuro farà di certo ed irrimediabilmente schifo??
Insomma, passeggiavo e guardavo: la gente, la città, i turisti, i locali. Quante cose si possono vedere e capire! Quante cose hanno colpito la mia attenzione.
Quando ero piccola, i turisti si riconoscevano a naso, da lontano, per l'abbigliamento e le ciabatte ai piedi, ora è tutto il contrario, visitano la città "addobbati" spesso meglio di noi.



Abbiamo passato parecchio tempo io e Lorenzo nelle librerie, piene di gente persa fra scaffali e volumi, seduta sulle poltroncine, ai tavoli, intenta a sfogliare e consultare tablet e cellulari e tanti, tanti bambini a giocare negli angoli a loro dedicati, magari con un adulto occupato a  leggere loro una storia. Da Feltrinelli mi sono imbambolata ad ascoltare il discorso serio ed argomentato di un cinquenne biondo. Cose che mi rimettono in pace con la vita. Come un caffè o il budino di riso.


Mi piace da morire piazza San Lorenzo liberata dal mercato. La trovo meravigliosa e vivibile. In barba a tutte le passate polemiche
Il mercato era comunque affollato e gli stranieri facevano acquisti considerevoli, sicché...
Piazza del Duomo e via Martelli pedonalizzate sono una meraviglia e secondo me migliorano la qualità della vita di turisti e fiorentini. Chi vuole andare in centro, ci va comunque. Chi vuole acquistare un prodotto nel negozio x lo farà comunque, anche se deve percorrere un tratto a piedi. Non si può avere tutto, accontentare tutti, si devono fare delle scelte. E la gente deve mettersi in testa che, se non ha problemi di deambulazione, DEVE camminare, non può arrivare ovunque con la macchina sotto il culo e poi spendere fior di quattrini per andare in palestra.
Nel nostro bighellonare io ed il boy avevamo una meta: il mercato centrale col suo rinnovato primo piano. Avevo visto molte foto, alcuni mi avevano detto che sarebbe stato un posto "da me". E quindi ero molto curiosa. E ci sono andata. 



E mi è piaciuto. Ho scelto di assaggiare dei tramezzini spaziali, realizzati al momento con un pane buonissimo, bianco o ai cereali e farciture originali. Lore ha scelto il pane bianco con pecorino e finocchiona, io ai cereali con pomodori e asparagi bianchi.


Il posto è davvero bello, la struttura di fine '800 rispettata e valorizzata. C'erano tante persone sedute a  bere, mangiare e chiacchierare. Tanti italiani e altrettanti stranieri. Fin da bambina, quando passeggiavo in centro o mi trovavo in autobus, ho sempre sentito parlare tante lingue e ricordo la mia eccitazione e soddisfazione, quando ad una certa età imparai a distinguere l'inglese, il tedesco, il francese, lo spagnolo. E poi in seguto, l'inglese dall'americano. Su certe linee urbane, in certi tratti, spesso sull'autobus c'erano più stranieri che fiorentini. Trovarmi in mezzo a loro, al loro modo di essere, di parlare, di vestirsi, di gesticolare e creare espressioni del viso, non mi ha mai fatto sentire esclusa o "invasa" in casa mia, anzi, tutt'altro. Mi ha sempre molto incuriosita, stimolata a capire, a cercare cose che avrei potuto fare mie, spinta ad ascoltare e siccome capivo poco o nulla,ad immaginare. Ed è ancora così, per mia fortuna!






























Con tutte queste soste in libreria, ho cercato di resistere, credetemi, ci ho provato, ma alla fine un libro me lo sono comprato!!
Ho sempre letto tanto in treno ai tempi dei miei "anda e rianda" Firenze-Jesi-Firenze: molti classici, cose di università e anche un po' di tutto.
Ricordo di essermi "bevuta" L'Abbazia di Northanger di J. Austen mentre il treno sbuffava tra i boschi dell'Appennino,in un luminoso mattino di autunno pieno, su quella che io chiamo la linea del West, ovvero la Borgo San Lorenzo - Faenza, non elettrificata.
Stavolta, verso Firenze, sotto il diluvio universale ormai normale per l'estate 2014, ho iniziato, e ormai finito, questo


Sapete che adoro questi librini leggeri, senza troppe implicazioni ed impegno ( che poi anche in questi si possono trovare spunti di riflessione).
Se poi nella storia di questi librini, come quello in questione, si mescolano sentimenti, ricordi, profumi, odori, ricette, spese, manipolazione dei cibi, paesaggi familiari e un tocco di erotismo (un po' di pepe non guasta!) , allora per me è il massimo!
E ormai so anche il perché: perché io sono un po' tutte queste cose, le ritrovo in me, alcune più evidenti, altre più nascoste, alcune in armonia, altre in contrasto. Io amo la città ma mi si addice anche la vita nei piccoli centri, mi piace l'aria che si respira in una capitale, ma non disdegno quella di provincia, sto attenta al cibo che metto in tavola, ma adoro mangiare, mi perdo nei ricordi scatenati dagli odori, anzi a volte li vado proprio a cercare, mi piace, mi rilassa cucinare, mi fa sentire centrata e presente, mi aiuta a mettere ordine nei pensieri, cerco sempre idee per nuove ricette, sono una romanticona sentimentale ma mi piace un po' di pepe, in amore. E nelle storie.
Insomma, vi consiglio questo libro e fra le altre cose potete scaricare l'ebook gratuito contenente le ricette di Margherita, la protagonista.