martedì 6 ottobre 2015

La mia sui vaccini

Quasi tutti i giorni si trovano su Facebook post contenenti link di articoli che parlano di vaccinazioni o meglio, di come queste siano in costante calo anche nel nostro paese.
Quando si parla di questo argomento, non riesco ad essere super partes, lo riconosco. Ma una spiegazione c'è e va cercata nella mia storia familiare.
Mio padre, classe 1947, intorno ai due anni venne ricoverato al Meyer di Firenze perché aveva bisogno di penicillina che allora non si trovava facilmente fuori degli ospedali. E lì, in un ambiente che per noi è sinonimo di protezione, ha contratto, come molti altri suoi coetanei, la poliomielite. Il vaccino ovviamente ancora non esisteva. La sua gamba sinistra si è paralizzata e a nulla sono valsi i tentativi di migliorare la situazione: ha dovuto indossare per sempre un tutore che gli consente di camminare e usare quella gamba.
Da quando sono grande e mamma mi sono chiesta milioni di volte COSA abbiano passato i miei nonni, che tragedia questa malattia sia stata per loro, sposatisi nel mezzo della guerra e subito separati, a lungo, fino al ritorno del mio nonno dalla prigionia. La nascita di mio padre doveva essere stata una gioia enorme per i miei nonni, genitori non proprio più giovanissimi per gli standard dell'epoca, una sorta di risarcimento...
La malattia di mio padre ci è sempre stata spiegata in modo semplice, diretto, con parole adeguate alla nostra età. Io non ho mai fatto domande perché percepivo che quello era un nervo scoperto, un dolore grande comunque vissuto e accettato. "Non c'era il vaccino allora" mi è stato ripetuto tante volte.
E più volte mi sembra di aver capito che per il dolore i capelli della nonna Lea siano diventati bianchi tutti di un colpo...
A parte questa sorta di pudore, crescendo non ho fatto molte altre domande forse perché ai miei occhi, e penso di poter parlare anche a nome di mio fratello, mio padre era ed è una persona normale, un babbo come gli altri, che si arrabbiava come gli altri, giocava, lavorava, viziava, guidava, era dolce e severo come gli altri. Faceva tutto come gli altri. 
La sola cosa che davvero non facevamo era andare sulla neve perché non poteva indossare scarpe adeguate e sarebbe volato per terra appena sceso dalla macchina.
Ma a parte questo, non era diverso in niente per me dagli altri babbi.
Non ha mai usato la sua disabilità come un'arma, un paravento dietro cui nascondersi o una carta da giocarsi.
Forse è per questo che la diversità, "l'alterità" non mi spaventano, perché ci sono cresciuta accanto come se fosse una cosa normale.
Ma capite che un handicap non è una cosa tanto normale da gestire...e credo che i miei nonni avrebbero fatto di tutto per averlo a disposizione quel vaccino. E come loro, tanti altri genitori e bambini di quel tempo.
Perciò, di fronte alla prospettiva di vaccinare o no i vostri figli, informatevi, documentatevi, fate domande, è giusto e sacrosanto. Ma vi prego, credete ai numeri, ai dati che vi offre la scienza. È la stessa che ha messo a punto l'antibiotico cui ricorrete a piene mani quando il vostro piccino ha un semplice raffreddore, magari di testa vostra, senza consulto medico, senza necessità effettiva.
O le credete o non le credete. Non potete farlo a intermittenza.
E ricordatevi che la scienza di fronte a certe malattie ha solo i vaccini come armi: una volta contratte è assai possibile che ci sia ben poco da fare. Anche oggi che i progressi in campo medico sono stati fatti.
È vero che se decidete di non vaccinare esercitate una vostra libertà e lo fate sulla pelle dei vostri figli (che comunque la vostra non è). Ma è anche evidente che questa vostra scelta potrebbe ricadere anche sulla pelle di figli altrui.
Quindi pensateci.



venerdì 22 maggio 2015

Ciao Padre

Ciao Padre, io ti ricorderò per sempre così, sorridente, pieno di vita e di gioia, anche all'altare.



Ti ringrazio per avermi fatta crescere vicina a te, nella tua Casa, sotto lo sguardo della "tua" Maria.
Grazie per avermi insegnato che il Cristianesimo è gioia, vita, non paura del peccato e della punizione.
Grazie per essere stato un uomo aperto e illuminato: in barba a tutti i tuoi insegnamenti sono andata a convivere, ho avuto un bambino e poi mi sono sposata, sì, ma non in chiesa. Eppure tu, ogni volta che mi incontravi, mi abbracciavi come sempre, mi volevi bene come sempre, lo sentivo, lo vedevo nel tuo sorriso, felice di rivedermi.
Solo tu, per me, potevi battezzare il mio Lorenzo.


Grazie per avermi aiutata a crescere, per avermi amata, per aver creduto in me. 
E per avermi SEMPRE ascoltata. 
Un giorno che ti raccontavo le fatiche del liceo mi dicesti: "Sei tanto brava a scuola e riesci molto bene, ma ricordati, Lucia, la tua intelligenza più grande è nel tuo cuore".

Sei stato davvero un Padre per tantissimi di noi, non ti sei risparmiato mai, riposati ora in quell'Amore che hai diffuso e riversato su di noi in tutta la tua vita, vicino alla "tua" Maria.
Ti porto con me Padre Alberto.

giovedì 14 maggio 2015

Faccio da me


Sì lo so, forse mi son lasciata un po' prendere la mano con questa cosa della cucina. La verità è che spignattare mi piace, mi fa star bene. Quando passo del tempo in cucina è come se mente e corpo si riallineassero, lì mi viene bene pensare, riflettere, trovare soluzioni (abbastanza), progettare (parecchio), sognare e fantasticare (moltissimo!).
Più di tutto cucinare mi calma. Quando mi sento tesa, sottosopra e magari non ne trovo il motivo, prendere degli ingredienti, miscelarli, trasformarli in qualcosa di altro ha su di me un effetto terapeutico. Lo stesso che per alcuni sortisce l'andare a correre, o a farsi una nuotata o una sessione di shopping.
Produrre mi ancora a terra, mi fa sentire presente, centrata, capace di esprimere amore. Prima di tutto per me.
So che può sembrare assurdo, magari anche un po' folle, ma l'effetto è molto simile a quello che guadagno dopo aver fatto yoga.
Tralasciando il discorso di presentare in tavola un primo per pranzo e un secondo per cena, negli ultimi mesi mi sono "specializzata" nelle autoproduzioni di cose che consumo regolarmente per i miei spuntini sia in casa che fuori. sì perchè io faccio lo spuntino a metà mattina e la merenda il pomeriggio, come i bambini. E' un'abitudine che ho preso in gravidanza e mai più abbandonato. Non sono capace di mangiare grosse quantità a colazione ( intorno alle 7) e quindi a metà mattina il mio stomaco inizia a borbottare, così come a metà pomeriggio. Lo metto a tacere con un paio di biscotti o di crackers che porto sempre in borsa, nel caso che mi trovi fuori, oppure con lo yogurt e i cereali.
Poi, un po' per caso, un po' perchè mi sono messa a cercare, ho iniziato a provare delle ricette trovate online per farmi da sola queste merende. Le ho spesso fotografate e postate e alcuni mi hanno chiesto le ricette che ho linkato, un po' in qua, un po' in là. Così ho pensato di raccogliere il tutto in un post, magari a qualcuno può interessare.

Per quanto riguarda lo yogurt, mi piace moltissimo quello greco e anche quello normale. Il problema però è che non digerivo, penso, gli aromi aggiunti. Ho risolto acquistando Easiyo su QVC.it. Non lo lascerò più perché mi piace da matti e lo digerisco alla perfezione. 
Allo yogurt o al latte (anche di soia che non disdegno) ho sempre aggiunto cereali o muesli. Che ho mangiato sempre con scarso entusiasmo benché abbia cambiato svariate marche. Finché non ho iniziato a farmi la granola a casa seguendo due ricette in cui mi sono imbattuta per caso nella timeline di Facebook. La cosa che apprezzo di più con questo sistema è di poter decidere io quanto e come dolcificare i cereali. Perché quelli che si comprano lo sono, lo sapete, no???

La prima ricetta di granola che mi ha incuriosito e che ho provato è questa


trovata qui    
http://mykitchenaffair.blogspot.it/2013/03/when-good-coffee-inspired-me.html

quando ho visto che fra gli ingredienti c'erano caffè e cioccolata non ho saputo resistere e se amate davvero questi due ingredienti, provatela, non resterete delusi!




Poi qualche tempo dopo, sempre casualmente mi sono imbattuta in un'altra ricetta per fare la granola ed è stata la fine perché questa è talmente buona che me la mangerei anche da sola, a secco!!!
La ricetta che io raddoppio nelle quantità semplicemente perché il pacchetto di fiocchi di farro o di avena che uso è di 250 gr, la trovate qui

http://www.bigodino.it/cucina/come-fare-la-granola-il-mix-di-cereali-e-frutta-secca-per-la-colazione.html




Le due granola in questione sono perfette per fare lo spuntino di mattina o pomeriggio se si è a casa o magari fuori, ma in modo organizzato, tipo che ne so, in spiaggia con la borsa frigo. Spesso però capita che io mi trovi fuori al volo e portarsi dietro yogurt o latte con granola non è proprio consigliato, così ho sempre portato con me un paio di crackers o qualche tarallo o due Grancereale.

Piano piano però, ho trovato il modo di farmi da me anche questi!!

Ecco i miei biscottini



Trovate la ricetta qui 
http://www.mieleselvaggio.ifood.it/2015/03/biscotti-integrali-speziati-con-avena-e-frutta-secca-ricetta-veg.html


Per i crackers non finirò mai di ringraziare Natalia Cattelani che ha tirato fuori dal suo magico cilindro una ricetta facillissima e troppo, troppo gustosa, nonché sana

 http://www.tempodicottura.it/2015/02/04/crakers-ai-semi-vari-insostituibili/



Tutti questi cibi si mantengono molto bene e a lungo se conservati in barattoli con chiusura ermetica. Ma se in famiglia non sarete i soli a sbafarveli, come invece accade qui da me, beh, non dureranno a lungo.

Questo non significa che io d'ora in poi non comprerò più un pacco di biscotti o di crackers o di taralli, ma se devo essere sincera, questi che mi faccio da sola mi piacciono di più, forse autoprodurli aggiunge un sapore particolare, non so!!!

E sempre a proposito di ricette da fare ad occhi chiusi, sapete che ce n'è una, sempre di Natalia, che ho fatto e rifatto, cambiando più volte la forma e il frutto da mettere dentro. Insomma, se dovete andare da qualcuno, non volete presentarvi a mani vuote ma volete fare bella figura, fate questa torta, il risultato è garantito!!!

http://www.tempodicottura.it/2014/01/31/liberiamo-una-ricetta-la-mia-torta-di-mele/


Ecco, quella qui sotto è l'ultima, sfornata oggi dopo pranzo; ci ho messo dentro una mela e due banane che iniziavano a diventare un po' troppo mature e marroni per le mie due boccucce!!


Non vi resta che provare, la soddisfazione non mancherà!!! Buone colazioni, merende e spezza-fame!!!

martedì 17 marzo 2015

Bilinguismi

Dunque ho due case, due famiglie, due città, due terre. E due lingue perché il fiorentino e lo jesino lo sono, a tutti gli effetti. E a me, si sa, le lingue piacciono, mi incuriosiscono, mi spingono a cercare analogie, differenze, sfumature. Per giunta pare che io sia portata per le lingue, peccato le abbia studiate poco!
Ad ogni modo, quando dal giugno del '94 ho iniziato ad andare a Jesi a fine settimana alterni e per periodi più lunghi sotto le feste di Natale e ad agosto, il marchigiano appariva ai miei orecchi come un monolite. Tutto quello che sentivo uscire dalle bocche dei locali per me era marchigiano. Negli anni che ho vissuto qua, e a maggio saranno 16, il mio orecchio si è affinato, ha imparato a percepire e riconoscere le tantissime sfumature linguistiche che esistono anche spostandosi di pochi chilometri. Oggi sono capace di dirvi con quasi assoluta certezza, se la persona che mi sta parlando viene da Fano, dove il marchigiano risente del romagnolo, o da Senigallia ( Tenaja de Senigaja) o da Falconara, o da Ancona o da qualcuno dei paesi qui, sulle colline, che già sono linguisticamente influenzati dal maceratese (il vampiru dell'Apiru).
Un universo di sfumature, di vocali, di consonanti che si trasformano, che vengono da storie lontane, da un misto di influenze di altre lingue (il romano, il francese etc.) legate ai popoli che hanno dominato questa terra meravigliosa.
Per quanto io ami profondamente e orgogliosamente la mia lingua, scelta per essere la lingua italiana, sono affascinata dallo jesino perché trovo che certe espressioni siano in grado di rendere molto bene l'idea della cosa di cui si sta parlando, di illustrarla in modo efficace fino quasi a trasformarla in una immagine.
Col tempo ho adottato anche io lo jesino, per integrarmi, penso, per sentirmi parte della mia terra adottiva, per far capire ai locali che li comprendo, che non sono totalmente straniera. Perché è la lingua che ha imparato mio figlio. Perché mi è venuto via via sempre più istintivo. Perché forse sono davvero portata per le lingue!!
In ogni caso però, quelli di qua lo sentono che non sono jesina, indigena, perché le mie "C" sono intrecciate saldamente alla doppia elica del mio DNA e mi smascherano sempre. Specialmente quando mi altero!
E al tempo stesso, per i fiorentini mi sono imbastardita, ho perso la purezza del mio accento.
Vabbè, son problemi. Grossi!!
Io son proprio contenta di sentirmi a mio agio con entrambe le lingue e di poterle usare a mio piacimento. Diciamo che le uso adeguandomi al luogo in cui mi trovo e alle persone con cui parlo o di cui parlo. Non sto qui ad elencare le differenze fra il fiorentino e lo jesino, sarebbe una lungagnata pazzesca e, a esser sincera non ne sarei neanche capace, ne dirò solo una: a Jesi, di fronte ai nomi femminili singolari, siano essi comuni o propri, non si mette mai l'articolo, ad esempio sono stato da nonna oppure domani vedrò Martina. All'inizio questa cosa mi faceva malissimo alle orecchie, era strana; col tempo ho iniziato a farlo anche io. In un modo particolare, di cui mi sono resa conto solo pochissimi giorni fa. 
In linea di massima, se mi trovo qui, ometto l'articolo, se sono a Firenze lo uso. 
E vi dirò di più, quando sono qui, se mi riferisco a donne "de Jesi" non uso l'articolo, se invece mi riferisco a fiorentine sì e lo stesso accade quando mi trovo a Firenze. Insomma, non dipende più dal dove mi trovo, ma di dove è la figura femminile di cui parlo. E il tutto avviene inconsciamente.
Una cosa credo che non riuscirò a fare mia e cioè l'uso della preposizione semplice in davanti alla parola Ancona. Difficilmente mi uscirà di bocca un "sono stata in Ancona".
Non sarò mai una jesina!!! Sarò sempre un misto!!!

martedì 24 febbraio 2015

Sfumature, quante ne volete voi

Prima sono stati i libri della trilogia, oggi il film a far parlare di sé, nel bene e nel male, come è normale che sia.
Io a suo tempo ho scelto di non leggere i libri e ovviamente qualcuno ha insinuato che fossi una bacchettona insoddisfatta. Chiariamo subito che io non etichetto chi li legge e pertanto gradirei non esserlo a mia volta ma pare sia una cosa impossibile anche solo da chiedere. 
Il fatto è che, leggendo la sinossi in vari siti, ho capito che non potevo e volevo perdere tempo a leggere una storia basata su un concetto di sesso che non condivido, considerando anche il numero di libri che avevo da leggere e che sapevo mi sarebbero piaciuti molto di più.
Poi, quando si è iniziato a parlare del film in uscita, io e Romina abbiamo deciso di andare a vederlo insieme.
E l'ho fatto. Sapete perché??? Perché sono una donna dalla mente aperta, ohhh yesss!!
Insomma, volevo vedere cosa c'aveva di tanto intrigante questa storia, perché piacesse tanto alle donne che sospirano perse ahh, ce ne fossero di Mr Grey.
Ho cercato, credetemi, di guardare il film senza pregiudizi, ma nonostante tutto, le idee che mi ero fatta prima della visione sono solo state rafforzate. 
Le mie idee, appunto. Che non hanno valore universale, che non implicano giudizi morali su chi ne ha di diverse e bla bla bla.




Le prime scene del film, in cui lui sembra solo un uomo potente, ricco assai e molto affascinante, sono simili a quelle di tante altre storie di amore in cui lui appartiene ad un mondo molto diverso da quello di lei.
Ci sono alcune cose che hanno attratto la mia attenzione:
- Nella vita di lui, tutto ha il logo Grey: le matite, l'elicottero (scena che ricorda il volo privato con cui Edward porta Miss Vivian a San Francisco a vedere l'opera. L'opera, non la stanza dei giochi), forse anche l'elastico delle mutande. Perfino le sue bellissime segretarie in ufficio indossano abiti-uniforme in varie tonalità di grigio.
- Fra tutte le donne che poteva incontrare, Mr Grey incappa proprio in una vergine. Quando si dice il caso.
- In due scene, quando Christian va a comprare il materiale nel negozio di ferramenta dove Anastasia lavora e quando lei parla con lui al telefono mentre è in coda alla toilette del bar, la ragazza viene inquadrata vicino o dietro a delle inferriate, come se fosse imprigionata in qualcosa e dovesse essere liberata. Magari è solo un caso e vedo messaggi che non ci sono.
- ad un certo punto ho anche iniziato a fare un po' di confusione, perchè Mr Grey vive a Seattle, la città di...GREY's Anatomy! Vabbé!!
 
Che dire??? Io penso che ognuno possa fare sesso come vuole. Se lo vuole. E la protagonista non mi sembra del tutto convinta sul come...
Per quanto riguarda me, un uomo che vuole dominare, che prova piacere nel farmi del male, che vuole trovarmi, quando dice lui, inginocchiata accanto alla porta, non solo non mi eccita, ma mi fa venire voglia di scappare lontano. Non capisco cosa ci sia di sexy e affascinante nell'essere puniti perché si alzano gli occhi al cielo. Non capisco i sospiri, ahhh ce ne fossero di uomini così!! Ma lo dite sul serio??? 
Le donne moderne, indipendenti, che fanno come vogliono, che escono, vanno, fanno sarebbero contente di andare a letto con una persona instabile, irrisolta, profondamente traumatizzata quando lo dice lui, come lo dice lui, per provare piacere solo lui???
Mah...
In tutta onestà, non solo le scene non mi hanno eccitato, ma qualcuna mi ha proprio fatto male allo stomaco...
Quindi vi lascio volentieri manette, scudisci, fruste, frustini, bende e cravatte.
Mi tengo la vita sessuale che ho, mi soddisfa.
O forse, tanto per cambiare, in Mr Grey vi attirano soldi e potere??
Beh, se è così, vorrei farvi notare 
1) che il film e il libro non sono certo una grossa novità. 
2) che se è questo che cerchiamo negli uomini, allora non siamo poi tanto emancipate quanto crediamo. Non siamo oggetti. 

Di questo film salvo solo i vestitini che Anastasia indossa in varie circostanze. Questo mi è piaciuto in modo particolare.

https://m.youtube.com/watch?v=o2MyCCJ7yrk


P.S. Ma voi, che ve lo mordete spesso il labbro???
P.S.2 Continuo a preferire il Dottor Stranamore, sono sempliciotta, io!!
P.S.3 Sculacciate ne ho prese poche anche da bambina, figuratevi se a quasi 44 anni posso desiderare di andare a giro col culo rosso!!!

sabato 21 febbraio 2015

Duro dicembre

Mescolavo il risotto in cottura, la prima domenica di dicembre, pensavo all'albero che avrei fatto nel pomeriggio, alla magia del Natale in arrivo.
Poi ho ricevuto una chiamata: "E' morta Lucrezia" mi son sentita dire dall'altro capo del filo, tra le lacrime e i singhiozzi...
Ho spento la fiamma, mi sono dovuta sedere per cercare di capire come fosse plausibile la scomparsa di una ragazzina di 14 anni che è stata in classe con Lorenzo alle elementari e alle medie.
Son rimasta seduta, finita la telefonata, le mani sudate, il cuore accelerato, la mente svuotata, fatta eccezione per un assurdo pensiero che vorticava nel vuoto: magari si è sbagliata, ha capito male (non volermene, Patrizia!)
L'ho detto subito a Lorenzo, volevo che lo sapesse da me, non dal tam tam che di lì a poco si sarebbe scatenato su Whatsup.
E' diventato bianco come la carta e se ne è andato nella sua camera, silenzioso. Più silenzioso del solito.
Ho riacceso la fiamma, ho finito di cuocerlo a forza di lacrime quel risotto e a forza l'ho ingoiato.
Sono passate settimane, ma se vi dicessi che dopo quella domenica è tutto normale, mentirei.
Sono stata attraversata da tante emozioni, forse perché mi trovavo a fronteggiare anche delle preoccupazioni personali.
Più di tutto mi sono sentita triste, sbigottita, incerta, impaurita.
Sono stata travolta dai ricordi, dalle immagini del tempo trascorso con quella famiglia.
Ho dei flash chiarissimi come le espressioni eccitate e meravigliate dei bimbi al Castello di Babbo Natale a Frontone, in una domenica di freddo e sole, nella quale, ovunque ci girassimo, vedevamo solo neve!
O i caffeini che la mamma di Lulù mi ha preparato tante volte a casa sua, accompagnati da chiacchere, confidenze, scambi di idee. 
La prima mamma con la quale ho avuto feeling, affinità.
Una mamma "grande" ai miei occhi perché cresceva con dolcezza il suo primogenito e i tre gemelli coetanei di Lorenzo, il trio, come li chiamavo io con lei.
E in un certo senso, ho provato su di me un po' del suo dolore...
...un po', perché io riesco a stento ad immaginarmelo.
 Quando ci provo, mi sento un po' presuntuosa. 
Perché non posso sapere davvero...
Ho cercato anche, in questi mesi, di trarre da questa tragedia degli spunti positivi. E ne ho trovati, per quanto possa sembrare assurdo. O folle.
Il giorno del funerale, con quella sua aria fredda e il sole sfacciato, Don Luca ha detto "riempite di vita i giorni". Quelle parole sono andate a puntellare la convinzione che avevo già, che la vita è qui e ora, fatta di piccolissime cose, apparentemente insignificanti, e ne ho fatto un mantra.
Ho scoperto che la mia sensibilità continua ad essere un dono e una condanna.
Che se una canzone si lega ad un ricordo triste, non riuscirai più a sentirla, ascoltarla sarebbe troppo, senza il nodo in gola e il pungere degli occhi. Non c'è storia.
Che la vista dei sacchettini del Calendario dell'Avvento, appeso nella loro cucina quando siamo andati a portare le nostre condoglianze, mi ha scavato un buco nel cuore...la gioia di aprirli, uno ogni giorno, a turno fra i fratelli, magari con qualche bisticcio quando erano più piccini, per vedere quale fosse la sorpresa...e l'amara sorpresa che quel dicembre appena iniziato aveva portato con sé.

Ho scoperto sentimenti di mio figlio che non conoscevo.
Ho capito che non puoi evitare che il tuo cucciolo soffra.
Ho cercato di essere presente, di stargli vicino nella maniera più utile per lui. 
Senza fare domande, aspettando che fosse lui a parlare, a tirare fuori il suo dolore, lo smarrimento, la paura.
Lo ha fatto, a rate. E penso che non abbia ancora finito.
Ho scoperto che crede profondamente nella amicizia.
Che ha pochi amici, ma veri. Seleziona, insomma.
Che per lui l'amicizia non ha sesso.
Che vede le ipocrisie e non le regge.
Che è riservato.
Che non esterna, come faccio io.
Che se può, aiuta. Spontaneamente. E ama farlo.

Lucrezia vien fuori ancora nei nostri discorsi. 
Sorride nella foto ricordo che ci hanno dato e che mio figlio ha deciso di mettere sul comodino, fra i sassi dipinti e l'astronavina di Star Wars della Lego.
E so che ci pensa a lei, anche se non lo dice, forse più spesso di quanto io immagini.
Io penso ogni giorno a lei, ai suoi cari. 
Alla sua mamma, in modo particolare.
Ci penso ogni volta che torno a casa, percorrendo la statale e, laggiù, in fondo al campo che ospita alternativamente il grano e i girasoli, vedo il tetto della loro casa...


venerdì 20 febbraio 2015

Se mi metto in testa di (ri)organizzare...

Abbiamo due soli armadi in casa, uno per Lorenzo e uno per me e Daniele: devono contenere tutto, cambi di stagione e biancheria compresi. L'armadio nella nostra stanza ha 4 ante lunghe e 4 più corte perché sotto di esse abbiamo scelto di mettere 4 cassetti, 2 normali, 2 molto profondi dato che nella stanza non c'è il posto per un cassettone. I miei due cassettoni grandi sono sempre stati un problema perché è vero che contengono tanta roba ma il più delle volte non è facile vederla bene, prenderla e tenerla in ordine.
Non ho mai trovato una soluzione soddisfacente finché lo scorso autunno, in aria di cambio di stagione, ho deciso che dovevo trovarne una. 
E dove sono andata a cercarne una??? Ma su YouTube, ovviamente!!!
Sfrucugliando fra vari canali in lingua inglese (sì, sarò esterofila, ma ho l'impressione che quelle ragazze siano più brave, divertenti e meno noiose, e comunque è un ottimo modo per capire meglio la lingua!!) ho visto che più volte si adottava lo stesso metodo per piegare e organizzare maglioni, pantaloni eccetera.
Quindi ho svuotato i miei due cassettoni, li ho aspirati-spruzzati-asciugati, ho fatto un bel pulito (traduzione fiorentina di decluttering) e ho risistemato tutto, piena di entusiasmo ma anche convinta, lo ammetto, che non potesse durare.
E invece mi sono dovuta ricredere: il sistema è comodo e funziona molto bene.
Forse è più adatto agli adulti che ai bambini, questo sì.
Nel cassettone più in basso ho messo quelle che chiamo cose per il tempo libero, che indosso quando magari fa molto freddo o non ho voglia di mettermi in tiro o accompagno Lorenzo in piscina. 
I pantaloni sono piegati a metà per la lunghezza, arrotolati e messi giù in modo che il lembo libero del rotolo sia rivolto verso il basso, i maglioni piegati a camicia ma anziché a metà, in due parti uguali poi sovrapposte.
Sulla destra ho sistemato tutte le mie sciarpe fatte a mano, arrotolate.
 Sotto questo strato, dormono i vestiti estivi, attaccati alle loro grucce, raggruppati in buste da giacca e distesi.


Nel cassetto di sopra ho messo tutti i miei maglioni, di varia pesantezza e i vestiti, tutti piegati a camicia e poi in modo che abbiano la stessa altezza. Il mio timore era che, sfilandone uno, gli altri si inginocchiassero, invece restano praticamente in piedi. Questo tra l'altro è anche il cassetto che uso di più, quotidianamente. Ho messo anche i miei leggings più pesanti semplicemente arrotolati e, in una scatola, i foulard da mezza stagione, anche questi arrotolati.


E  visto che questo cassettone è molto profondo, nella mezza stagione non dovrò far altro che tirare fuori da sotto golfini e coprispalle e metterli sopra. Visto che sono pochi potrò fare tranquillamente un solo strato ed avere tutto a vista. Senza dover riporre i maglioni durante l'estate e tirarli di nuovo fuori in autunno.


I due cassetti successivi sono di altezza standard, quindi non ho potuto adottare lo stesso sistema, ma ho cercato di dividere i vari tipi di magliette che ho (mezze maniche, manica lunga a giro collo, collo alto) piegandole non nella maniera tradizionale, cioè con lo scollo a vista, ma col collo dentro.




L'ultimo cassetto contiene tutto il mio intimo più calze e calzini, di ogni pesantezza. Ho usato scatole di cartone, di un pigiama, dell'ipad e anche un contenitore rettangolare in plastica che avevo tenuto quando abbiamo cambiato il frigorifero. 



Calze, leggings, calzini e gambaletti sono arrotolati.
Glli slip invece...ehhhh, ripiegati a pacchetto!!! Che soluzione meravigliosa!!! traa l'altro si può applicare anche a canottiere, magliette, perfino maglioni, felpe, pigiami...
L'idea non è ovviamente mia, l'ho trovata qui


https://m.youtube.com/watch?v=JR-BZcCrDn0

Devo dire che questo sistema mi ha davvero entusiasmato, ho iniziato a piegare tutto a pacchetto. Lo avrei fatto anche con me stessa!!! Volete mettere l'ordine??

Poi, mentre scrivevo questo post, mi è venuto in mente che io, in realtà, occupo anche un cassettone nella sezione di mio marito, il quale è uno di quegli uomini che ha poche cose nell'armadio, un po' perché lui è così, un po' perché dalle 7:30 alle 17:30 sta in tuta da lavoro, quindi non ha molta necessità di abbigliamento "da fuori".
Dunque vi dicevo del cassettone che ho usurpato per metterci tutti i miei vestiti da casa. Come torno da fuori, la prima cosa che devo fare, è cambiarmi. Mi hanno insegnato così, fin da piccina e ormai non potrei fare diversamente, perché mi sento a disagio, legata. Io passo molto tempo in casa che si sa, è il mio luogo di lavoro, quindi ho molti capi, perché mi posso facilmente sporcare, e sono molto caldi per l'inverno, perché io sono freddolosa e teniamo il riscaldamento fra i 18 e i 19°C.




Anche in questo cassetto ho adottato lo stesso sistema per piegare e inserire magliette, pantaloni e pile e sto pensando di lasciare tutto così anche d'estate, coprendo tutto con un foglio di carta velina bianca e sistemando sopra, in modo più tradizionale, i miei vestiti da casa estivi.

Ora sono alla ricerca di un sistema per piegare e riporre asciugamani e lenzuola, più pratico di quello che sto usando.
Voi usate qualche tecnica particolare? Avete trucchetti, segreti per mantenere in ordine le vostre cose?? Fatemelo sapere, magari trovo qualche soluzione geniale!!




venerdì 13 febbraio 2015

Esperimenti

Non sono mai stata brava nelle cose manuali, anche da bambina, quando all'asilo e alle elementari si facevano i lavoretti, per Natale, Pasqua, la festa del babbo e della mamma, ero sempre a disagio perché sentivo che non era nelle mie corde, ero sprecisa, faticavo, avevo bisogno di aiuto. Ancora oggi, per esempio, se devo tagliare con le forbici, non riesco ad andare sempre del tutto diritta, anche se ho la linea tracciata a matita.
Crescendo, però, mi è venuta voglia di provare a far qualcosa con le mani e con mia grande sorpresa ho scoperto che riesco meglio di quanto credessi. Non in tutto, ovviamente. Ma mi ritengo contenta. Così, negli ultimi anni a Firenze, ho imparato da me a ricamare a punto croce e ho fatto alcuni asciughini e asciugamani per la casa qui, e in seguito alcune cosine per Lorenzo quando era piccolo.
E poi la rete mi ha portato innumerevoli stimoli. Si trova di tutto fra blog e YouTube. In molte cose mi sono imbattuta casualmente, altre le ho cercate perché le ho viste fare a qualcuno che magari ho conosciuto su Facebook o Twitter.
Le ricette di cucina sono di certo le cose pratiche che ho sperimentato di più, ma ho anche reimparato a lavorare ai ferri e con l'uncinetto, ho fatto vari scrub per il corpo, gli spruzzini eco-friendly per pulire la cucina, quello a base di lavanda da spruzzare sul cuscino prima di andare a dormire, le ghirlande con le forme di cartoncino, quelle con le scorze di arancia, utilizzabili anche per abbellire pacchettini sotto Natale, ho imparato a fare con la carta i sacchetti per regalare i biscotti o la granola, a riorganizzare l'armadio, a piegare a pacchetto e ad arrotolare i maglioni e i pantaloni...

Giorni fa, vagabondando su YouTube ho trovato un video di un DIY semplicissimo, ho constato che avevo in casa tutto il necessario e ho provato. Ovviamente può venire meglio, ma mi piace il risultato.
Secondo me avete tutti in casa l'occorrente!!


un contenitore di alluminio o di plastica che non dovrete riusare
dell'acqua
degli smalti
un oggetto in ceramica
della carta di giornale
della carta da cucina
degli stuzzicadenti

Per prima cosa, fate cadere nell'acqua diverse gocce di smalto, potete usare un solo colore o più colori, miscelateli con lo stuzzicadenti e immergete nell'acqua la tazzina. Io ho cercato di evitare che l'acqua entrasse dentro portandosi dietro lo smalto, ma in alcuni video che ho guardato su Youtube non mi sembrava ci fassero troppo caso.






Vi assicuro che è davvero semplice!!!
E ci sono, per così dire, due bonus:
1) Se non siete soddisfatti del risultato, non dovete fare altro che prendere dei dischetti di cotone imbevuti di solvente per unghie e rimuovete il tutto. Praticamente si può correggere all'infinito.
2) Se come me (ma ho promesso a me stessa di non farlo più), acquistate quegli smalti che costano poco ma si appallottolano praticamente subito dopo la prima stesura, non gettateli, questo può essere un modo per riutilizzarli!!!

lunedì 26 gennaio 2015

La lenticchia Marchigiana: un piatto per i giorni freddi

Settimane che non scrivo. Eppure nella mia testa ho composto e pubblicato decine di post. Le idee arrivano, magari nei momenti in cui sono fuori e non ho modo di scrivere, neanche su un pezzo volante di carta. E l'attimo passa, così...
Sono state settimane piene di cose, di cambiamenti, di preoccupazioni, di sospiri, di feste, regali, pranzi, tempo in compagnia, dolore, lacrime, incredulità, smarrimento, compiti, soddisfazioni, treni, casa e cucina.
Si, la cucina per me è una costante. Quella stanzetta, per me, non è solo il luogo della casa dove ci sediamo a consumare i pasti, è sostanzialmente la mia stanza, più di quanto lo sia ogni altra in questa casa.
A  volte è un rifugio, a volte un luogo di esilio, a volte un luogo dove scarico o ricarico le mie energie. Secondo il bisogno.
Non so neanche spiegarvelo bene, ma è come se fosse il mio specchio e mi fornisse ogni volta ciò di cui ho più bisogno...
In queste settimane ho sempre cucinato, un po' di tutto, piatti semplici o più complicati, ricette veloci o lente, come quella che vi lascio oggi.
 E' un piatto molto amato qui nelle Marche, è la lenticchia che si prepara sotto Natale, in particolare per il cenone dell'ultimo dell'anno in segno augurale, perché si dice porti denaro nel nuovo anno.
Credo che ogni famiglia abbia la sua lenticchia, io seguo la ricetta che mi ha dato mia suocera, con qualche piccola modifica. Se decidete di farla, per 3-4 persone vi serviranno:

250/300 gr di lenticchie (di quelle buone)
500 ml di passata di pomodoro
sedano
carota
cipolla
olio
1  salsiccia fresca a testa
1 cotechino o 1 zampone

Per prima cosa pulite bene le lenticchie eliminando eventuali impurità o sassolini, schiacquatele e mettetele a cuocere partendo da acqua fredda. Nel frattempo, in una pentola molto capiente perché dovrà contenere la pietanza finale, soffriggete leggermente sedano, carota e cipolla tritati o a cubetti, unite la passata di pomodoro, un pizzico di zucchero, il sale e fate insaporire qualche minuto. Alllungate con acqua per rendere meno denso il sugo; io di solito riutilizzo il contenitore della passata senza riempirlo del tutto e cuocete per una ventina di minuti, mescolando di tanto in tanto.




Quando le lenticchie sono quasi cotte scolatele senza gettare l'acqua di cottura, mettetele nella pentola del sugo, aggiustate di sale, allungate con l'acqua conservata e metteteci a cuocere anche le salsicce spellate e divise in due.


In un'altra pentola cuocete il cotechino o lo zampone seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, scolatelo, eliminate il grasso, il budellino, fatelo a fette e unitelo alle lenticchie e alle salsicce già cotte. Mescolate bene, assaggiate e aggiungete, se necessario ancora acqua di cottura delle lenticchie (vedrete che vi servirà tutta) o del brodo e regolate il sale.
Il piatto è pressoché pronto, ma se ha il tempo di riposare qualche ora è di certo meglio, perché le salsicce e il cotechino/zampone cederanno parte del loro sapore e dei loro umori al sugo e alle lenticchie e tutta la pietanza diventerà più morbida e gustosa.


E  se la lenticchia avanza, nessuna paura!!! si può tranquillamente congelare in porzioni e gustarla come appena fatta a patto di scongelarla a temperatura ambiente e riscaldata lentamente, molto lentamente.
Ieri ho congelato due porzioni sufficienti per una persona e mi sono avanzate ancora delle lenticchie, senza carne.
Oggi l'ho frullate col minipimer e ci ho condito la pasta per me e Lorenzo, una grattata di Parmigiano e voilà, il pranzo è servito!!!