lunedì 31 marzo 2014

Domenica di primavera

Dopo un paio di giorni di pioggia torrenziale, il sole mi ha portato con sé il desiderio sfrenato di stare all'aria aperta. Sabato pomeriggio sono uscita col boy e abbiamo fatto la spesa con annessa merenda poi per la domenica spettava a me, come al solito, decidere dove trascorrere il pomeriggio. Ero incerta se andare verso l'interno o verso il mare, molto indecisa. Poi però hanno prevalso due desideri: 1) respirare l'odore di mare 2) prendermi un caffè come dicevo io. Così ho democraticamente deciso che saremmo andati a Fano.
Questa città è una scoperta "recente" nel senso che, quando mi sono trasferita qua quasi 15 anni fa, non è tra le prime che ho visitato; in compenso però ci sono stata più volte in vacanza con Lorenzo ed i miei genitori.
E ci siamo tornati spesso, anche al di fuori dell'estate, perché è vicina, circa un'ora di auto, e perché ci piace.
Mi ricorda molto Senigallia, con le spiagge ad un tiro di schioppo e un centro cittadino ben tenuto, vivace, sempre frequentato, con tanti negozi e molte tracce storiche.

Abbiamo parcheggiato nel viale lungo le mura, perché dovete sapere che Fano, detta Fanum Fortunae per il Tempio della Fortuna in memoria della Battaglia del Metauro (207a.C.) in cui furono sconfitti Asdrubale e i Cartaginesi,  elevata a colonia romana da Augusto, conserva ampi tratti della cinta muraria voluta proprio dal primo imperatore romano. (9 d.C. poi ampliate dai Malatesta nel quattrocento e rafforzate dai papi del cinquecento)

Porta della Mandria
Abbiamo percorso un breve tratta lungo le mura dove si ha la sensazione di essere catapultati in un'altra epoca...



e ci siamo incamminati verso il mare, cioè verso il Lido di Fano



il viale che porta alla spiaggia può sembrare un po' lungo, in realtà si percorre in fretta, ed eccolo lì il mare!!!




C'erano già diverse persone stese al sole sull'arenile ancora da ripulire. Tutti fuori, come lucertole al sole.


Inutile dirvi che fra i più felici c'erano i bambini, alcuni coi piedini nudi e felici a ritrovare la sabbia.


E anche io ero felice come quei bambini e piena di voglia d'estate!!


Tracce delle ultime mareggiate


e della bassa marea...


Lorenzo è voluto andare fino in cima al molo https://www.facebook.com/photo.php?v=766816713331632


E da qui, siamo tornati indietro, verso il centro perché io, fin dall'inizio volevo prendere un caffè al Caffè Centrale, non un caffè qualsiasi, ma un caffè speciale!!!




e abbiamo continuato a passeggiare


fino alla piazza XX Settembre


e oltre...




Ho resistito ad entrare in libreria...


E poi, anche se in un posto ci si è già stati, si può sempre vedere qualcosa di nuovo. Ieri ad esempio, tornando alla macchina, spinta dalla luce, che spesso mi affascina e mi cattura, ho alzato lo sguardo, cosa che si dovrebbe fare sempre passeggiando, e ho visto questo bel palazzo a mattoncini...


Tornata a casa, tramite l'ipad ho fatto due conti e ho visto che, ridendo e scherzando, abbiamo camminato per quasi 4,5 km. ecco perché tutta quella fame!

martedì 25 marzo 2014

L'affresco della Ss.Annunziata

Narra la tradizione che nella Firenze del '200, un gruppo di 7 laici, ispirato dalla apparizione della Madonna, lasciò le proprie attività per ritirarsi in penitenza, povertà e preghiera sul Monte Senario a nord della città, dove fondarono nel 1234 un convento.
Tornati a Firenze vollero erigere, intorno al 1250, una chiesetta, detta Santa Maria dei Servi in Cafaggio, il luogo in cui appunto si trovava, fuori delle mura cittadine e della porta di Balla, e vollero far affrescare la loro Vergine Gloriosa.
Secondo la leggenda il compito fu affidato a fra Bartolomeo che realizzò la figura di Maria ma, nonostante tutta la sua perizia e gli innumerevoli tentativi, non riusciva a dipingere il volto della Vergine.
Così, preso dallo sconforto, cadde in una strana sonnolenza e al risveglio il volto apparve dipinto, come per miracolo, completato da un angelo.



L'affresco divenne subito oggetto di profonda venerazione da parte dei fiorentini tanto che nel 1255 il comune di Firenze fece tracciare una strada, l'odierna via de' Servi che dalla porta di Balla conduceva a Santa Maria dei Servi, mentre i frati comperavano il terreno per creare la piazza. La chiesa e la piazza furono poi inclusi nella cinta muraria 300esca.
L'affresco miracoloso raffigura l'Annunciazione, tema diffusissimo nell'arte del XIII e XIV sec.
Per i fiorentini, dilaniati dalle lotte politiche e spirituali, questo tema doveva avere dei significati particolari: l'angelo portò a Maria l'annuncio di una era nuova, la nascita di Cristo avrebbe segnato una svolta nella storia e per Firenze la Vergine Annunziata era come la buona novella, la sintesi, il simbolo di una spiritualità rinnovata.
Basta ricordare i versi di Dante ( Purg. X, 34-44 ) per capire che per i fiorentini il racconto dell'annunciazione conteneva un nuovo programma spirituale: pace, anziché guerre, fiducia nell'intercessione della Vergine "che ad aprire l'alto amor volse la chiave", anziché la sfiducia nelle relazioni umane, l'umiltà  dell' Ecce ancilla Dei, anziché l'ambizione sfrenata.



E tutto questo racconta l'affresco della Ss.Annunziata: l'angelo è arrivato da qualche istante come mostrano il manto svolazzante e le ali ancora in moto nel vano della porta, ha già salutato Maria e ha spiegato il mistero della verginale maternità e ora se ne sta silenzioso, in attesa, quasi chino sotto il suono delle parole di Maria, seduta su uno scranno intarsiato.
La Vergine ha interrotto la lettura di Isaia e il libro, aperto e adagiato su un cuscino sulla cassapanca, suggerisce il passo Ecce Virgo concipiet...
Un raggio di luce diagonale unisce Maria con il Padre che sta su, in alto, in una striscia di cielo azzurro, a sinistra. E su quel raggio sono scritte, come in uno specchio, le parole della risposta di Maria: Ecce ancilla Domini.
Ma la vera risposta è tutta nell'atteggiamento di Maria, nella sintesi di attesa e movimento del suo corpo. Il busto è rivolto verso l'alto con il volto, lo sguardo, la linea tenue del collo e i capelli biondi; le mani sono unite, posate sulle ginocchia, come in attesa che si realizzi quel fiat mihi secundum Verbum tuum.
La leggenda ha sempre parlato della bellezza del volto di Maria, esempio della vera relazione fra la creatura e il suo creatore: non paura, ma gioia, non sottomissione, ma accettazione della volontà divina, non posa, ma sincerità. Su questo volto i devoto leggevano la propria storia, la propria salvezza e questo spiega l'affollarsi di pellegrini e il fiorire di grazie, di offerte ed ex voto all'altare della Madonna.
Il 25 marzo veniva solennemente festeggiato a Firenze, con grandi cerimonie e affluenza di fedeli al Santuario della Ss.Annunziata. E questa ricorrenza era tanto importante che per secoli l'anno civile fiorentino ha avuto inizio proprio in questo giorno.
La data continua ad essere festeggiata solennemente a Firenze e dal 2000 il comune l'ha inserita nelle celebrazioni ufficiali.

 Ho avuto la fortuna di conoscere fin da piccola questo affresco e questo volto, perché questo santuario era la mia parrocchia. Ho vissuto tante feste del 25 Marzo e vi posso assicurare che è una ricorrenza non solo religiosa, di fede, ma anche civile perché il legame fra Maria, l'Ordine dei Servi e la città è molto antico e profondo.
Io non so se quel volto sia stato dipinto da un angelo o da una mano umana, ma so per certo che trasmette qualcosa anche a chi non crede o non ha una fede profonda e si ferma comunque davanti a quell'altare.
La mia nonna aveva una devozione particolare per la Santissima e ci teneva tanto che io la pregassi. Mi ha insegnato a farlo con affetto e dolcezza, con quella sua religiosità istintiva e semplice che a volte, quando sono stata più grande, mi sembrava sconfinare quasi nella superstizione.
Ma questo suo impegno mi ha lasciato tanti ricordi di momenti trascorsi insieme a lei e al mio nonno di fronte a quell'affresco, a quel volto, raccolti nella preghiera, nel ringraziamento, nel canto gregoriano del Salve Regina mentre la cortina di argento saliva a chiudere l'immagine di Maria dopo l'ultima funzione della sera.




Se volete vedere di più guardate qui .

Ho messo insieme queste notizie tramite la rete, pescando nella mia memoria e nel sito del santuario creato dai "miei" frati.

venerdì 21 marzo 2014

Vassene il tempo e l'uom non se ne avvede

I giorni si susseguono, le settimane si srotolano, i mesi volano via che è una meraviglia. Tra un po' si torna al mare e a me sembra di aver smesso ieri di andarci, di aver "dissalato" e riposto teli e costumi.
Sarà che le stagioni non sono più le stesse, è stata estate quasi fino a novembre e poi solo autunno fino all'altro ieri e il tempo si è compresso...sarà che da quando è nato Lorenzo, e non è esattamente ieri, il tempo mi è letteralmente volato. 
E non sono stati sempre periodi facili. 
Ma è stato un soffio. Almeno, questa è la sensazione che ho.
Poi succede un qualcosa, tipo ieri che alla Asl mi hanno chiesto la data di nascita...cacchio, fra tre mesi compio 43 anni. QUARANTATRE.
Eccome se passa il tempo, altrochè.
Ma ancora non lo sento, non mi è venuta ancora la fobia degli anni che passano. L'ansia dei compleanni importanti.
Pensavo che qualcosa sarebbe cambiato con i 40. E invece nulla. 
Anzi, sono aumentate la lucidità, la forza fisica, l'accettazione di me, la voglia di conoscere ancora cosa nuove, del mondo e ancor più di me stessa.
Penso di essere al massimo (modestamente!).
 E me la godo. Incoscientemente. O saggiamente, come mi ha detto ieri la Dottoressa (cioè la ginecologa, ma per me lei è la Dottoressa) mentre le raccontavo durante la visita.
Chiacchieriamo sempre un sacco quando vado da lei...credo mi faccia parlare perchè sa che le visite, i camici bianchi mi agitano. Da sempre.
Mi ha detto che tutto è a posto, tanto a posto che potrei pensare in tutta tranquillità ad un'altra gravidanza.
Sieeehhh! Ho quasi 43 anni. QUARANTATRE. 
Ma non me li sento ancora. Nella mia testa sono ancora ferma a 20 anni fa. 

Poi stamani, mentre ribaltavo la casa e facevo decluttering selvaggio ho trovato questa foto (scattata a casa dei miei suoceri fra il '97 e il '99) che ritrae le mie due nipoti femmine marchigiane



Quando sono venuta a Jesi la prima volta nel giugno del 1994, Caterina, la più piccola non era ancora nata e in estate compirà 18 anni. Serena, che oggi di anni ne compie 23, era una bambina vivacissima e veloce come la luce, una lepre! Il nostro primo incontro fu sulla spiaggia di Senigallia, e lei se ne stava appesa, come sulle parallele, a una delle docce che si trovano lungo la riva del mare.
Sono due ragazze ormai. Il tempo passa eccome.
Ma nonostante i vari memento, a me non sembra. Non me lo sento addosso.
Forse dovrei accendere un cero e ringraziare.
O forse dovrei parlare con uno bravo!

 

                       Foto trovata in rete

mercoledì 19 marzo 2014

Arte per la festa del babbo

Stamattina stavo pensando ad un'opera d'arte adatta a festeggiare i babbi e in un aggiornamento della pagina Facebook del palazzo Strozzi mi si è parata davanti agli occhi questa perla, scelta proprio per celebrare questa giornata visto che in essa non è Maria a tenere in braccio il bambino Gesù, ma il suo babbo...


Nella chiesa di San Michele Visdomini, detta anche San Michelino, in cima a via de' Servi, quasi arrivati in piazza del Duomo a Firenze, è custodita la Sacra Conversazione, detta Pala Pucci.
Questo dipinto ad olio (214x195 cm) fu commissionato al Pontormo da Francesco di Giovanni Pucci, gonfaloniere di giustizia, per la sua cappella funebre. L'opera non è mai stata spostata dalla sua collocazione, cioè la parete destra della chiesa.

La data, 1518, si trova impressa sul libro aperto sulle ginocchia di San Giovanni Evangelista.
Pontormo rompe la tradizione fiorentina delle sacre conversazioni nelle quali tutte le figure ruotano attorno al fulcro centrale rappresentato da Maria col Bambino e inventa nuovi schemi, nuove linee di forza "spargendo"  i personaggi in tutto lo spazio del dipinto.
Maria figura al centro, in una nicchia, mentre indica verso l'altare della chiesa verso il quale sono rivolti anche il Bambino e San Giuseppe.
Giovanni evangelista siede su un ceppo, in basso a sinistra e guarda l'aquila, il suo animale simbolo, che gli ispira le parole del Vangelo che sta scrivendo, penna alla mano e libro aperto sulle gambe.
Al centro San Giovannino indica Gesù e guarda San Francesco, inginocchiato dietro di lui, tutto assorto in una estatica preghiera rivolta al Bambino.
Più a destra Giacomo Maggiore (di Zebedeo o San Jacopo), col bordone e lo sguardo rivolto allo spettatore. Sopra di lui un angioletto sposta una tenda, in simmetria con un altro sulla sinistra.
Il gioco di sguardi e di gesti ci conduce a San Giuseppe e sposta così verso sinistra il centro vero della composizione.
Il dipinto si può dividere in due zone, una a destra ed una a sinistra che hanno un raccordo nella testa di Maria, vertice del triangolo che ha alla base San Giovanni e San Francesco, i santi del committente e del padre di questo.
Le torsioni delle figure, gli sguardi ed i gesti che si incrociano, annullano l'effetto di simmetria.
Il fondo scuro amplifica la luce che si riversa sui personaggi, più forte su San Giovanni e San Giuseppe perché allude allo Spirito Santo che ispira la scrittura del vangelo e le loro azioni, tanto forte da far risultare più accentuate le loro fisionomie.
La preminenza di Giuseppe nel dipinto si lega alle dispute teologiche del tempo e in questo senso è significativa la presenza di San Giacomo che nel suo vangelo apocrifo il Protovangelo di Giacomo, racconta l'infanzia di Cristo e loda la cura paterna che ebbe per lui San Giuseppe.

L'opera in questi giorni è esposta a Palazzo strozzi nell'ambito della Mostra recentemente aperta su Pontormo e Rosso Fiorentino. Nell'operazione di spostamento dalla chiesa, sul retro della tavola si è potuto osservare una figura maschile, tracciata a carboncino, vestita di una lunga veste allacciata in vita, raffigurata quasi di schiena mentre si curva su un tavolo da lavoro.



Il confronto coi disegni preparatori per la realizzazione della tavola portano a riconoscere in questa figura la mano di Pontormo che ritrasse forse dal vero un garzone al lavoro, magari proprio nello studio dell'artista.


Se a qualcuno interessa, ecco il link per la  mostra su Pontormo e Rosso Fiorentino che si tiene a Palazzo Strozzi a Firenze.

venerdì 14 marzo 2014

Impasto per torte salate

Le torte salate sono molto pratiche, si possono riempire con gli ingredienti più svariati e sono un'ottima soluzione quando non si sa cosa mettere in tavola per cena o anche per utilizzare al meglio i vari avanzi che troviamo nel nostro frigorifero.
Un tempo amavo molto la pasta sfoglia, che ho sempre acquistato, ora invece, mi piace più la pasta brisè. Quando sono a corto di tempo la compro, sennò faccio qualcosa di simile utilizzando questa ricetta che non ricordo dove e quando ho trovato.
Vi serviranno:
300 gr di farina 00
115 gr di ricotta
115 gr di burro (io metto sempre metà burro e metà latte, mai 115gr)
1 uovo grande
1 cucchiaino scarso di sale fine, a volte anche meno

Sciolgo il burro col latte e lo lascio raffreddare, mescolo velocemente con le mani fino ad avere un impasto morbido ma non appiccicoso che poi va fatto riposare in frigo, avvolto nella pellicola, per un'oretta.
Trascorso questo tempo lo stendo sulla carta forno col mattarello aiutandomi con un po' di farina.
A questo punto ci fodero la tortiera oppure ci adagio sopra gli ingredienti e lo ripiego su se stesso tipo calzone o pizza farcita.
Qualche giorno fa ho fatto questo impasto e ci ho "vestito" due piccoli polpettoni da cuocere in forno.
Con gli avanzi dell'impasto ho ritagliato questi biscottini salati che ho dato a Lorenzo per fare merenda a scuola.


Se siete curiosi, vi lascio anche la ricetta del polpettone di cui vi parlavo sopra!

http://nelmondodilu.blogspot.it/2012/05/polpettone-in-crosta.html

martedì 11 marzo 2014

Muffin aria di primavera

Sabato mattina Daniele è tornato dalla spesa con una cassettina di legno piena di fragole, grosse grosse, rosse rosse.



Ho pensato, chissà se sapranno di qualcosa grandi cosi?
Donna di poca fede, sono stata subito smentita!
Le ho lavate e tagliate a pezzetti, una gran parte le ho condite con zucchero e limone, come piace ai boys, un'altra parte l'ho lasciata al naturale, per me.
E ho pensato di prenderne un po' da queste per fare un dolce che sapesse di primavera.
Ho pensato di unire una banana un po' matura e poi mi sono ricordata che avevo in dispensa della farina di cocco.
Il gioco era fatto!!

Ho montato 1 uovo medio con 100 gr di zucchero e ho aggiunto 60 gr di burro fuso in 60 ml di latte.
Poi ho messo un pizzico di sale, 80 gr di farina di cocco, 130 gr di farina 00, 1/2 bustina di lievito e una puntina di bicarbonato. ( ho setacciato farina 00, lievito e bicarbonato)
A questo punto, quando tutto era ben amalgamato ho unito le fragole, non so dirvi la quantità, e una banana a pezzetti. 
Ho riempito i pirottini di silicone e cotto in forno a 180C per circa 25 minuti.



Sono riuscita a salvarne solo un paio da "nascondere" nel congelatore per una futura colazione!


giovedì 6 marzo 2014

Michelangelo, la Madonna della Scala

Presa da un rinnovato entusiasmo per lo studio della storia dell'arte, da qualche giorno a questa parte, ho iniziato a postare su Instagram foto di opere che mi piacciono particolarmente con una breve descrizione/spiegazione. Oggi, visto che ricorre il compleanno di Michelangelo, ho scelto la Madonna della Scala. Su Instagram potete trovare la descrizione mentre qui di seguito riporto un'affascinante interpretazione, trovata in rete, di questa opera dal controverso significato.




Secondo tale interpretazione la scala ed il cubo non sarebbero stato scelti a caso da Michelangelo.
La scala è l'elemento di raccordo fra l'uomo e Dio come nel sogno di Giacobbe (Genesi 28.10) : " Vide in sogno una scala che, poggiata sulla terra, con la cima toccava il cielo e gli angeli di Dio salivano e scendevano per essa." La scala simboleggia la verità che si raggiunge attraverso Cristo, la scala della virtù che conduce in cima al monte Santo, a Dio.

Anche Savonarola in una delle sue prediche si riferisce ampiamente alla scala di Giacobbe per ribadire il concetto della scala simbolo della croce e dei gradini simbolo dei passi dell'ascesa di Dio.
Alcuni degli elementi del passo di Savonarola si ritrovano nel bassorilievo di Michelangelo: gli angeli, il legame fra la scala e la croce e fra la scala e Maria, essa stessa tramite, cioè scala, per raggiungere il cielo. E probabilmente non è un caso che Maria stia vicino alla scala, simbolo della croce, proprio come stette accanto alla croce del figlio sul Calvario (cfr. Giov 19,25 Stabant iuxta crucem Iesu mater eius, et soror Matris eius, Maria Cleophae, et Salome et Maria Magdalene).
I putti sulla scala sarebbero gli angeli che scendevano e salivano quella del sogno di Giacobbe che Michelangelo rappresenta senza ali, come quelli che trasportano Dio Padre nella scena della Creazione dell'uomo nella volta della Sistina o quelli del Giudizio o quelli del Tondo Doni.
Probabilmente l'idea che Michelangelo aveva del corpo umano come autosufficiente, non poteva tollerare l'aggiunta di elementi così estrinseci ed eterogenei come le ali.

Poi c'è il cubo su cui siede Maria che si ritrova anche in altre opere di Michelangelo e si lega alla diffusione di una cultura mistico-esoterica nella quale geometria e matematica erano predominanti e i numeri servivano ad interpretare la realtà in chiave mistica.
Il cubo rappresenterebbe la solidità della Chiesa; su di esso, cioè su di essa, siede Maria che nell'iconografia medievale rappresentava la Chiesa stessa.

Affascinante, no?
Come sempre, ci tengo a ricordare che tutte le notizie che scrivo su queste opere non sono farina del mio sacco, ma sono messe insieme attraverso vecchi appunti, antiche reminescenze scolastiche, libri che ho acquistato e letto nel tempo e informazioni trovate in rete.