domenica 26 ottobre 2014

Scoperte casuali

 Il posto in cui nasci ti segna per sempre, a maggior ragione se per destino si tratta di una città di fama mondiale. A Firenze vengono persone da ogni dove, armate di buona volontà, guide, cartine, liste per cercare di vedere, nel tempo che hanno a disposizione,quante più opere d'arte disseminate nei grandi musei, nelle chiese, agli angoli delle vie.
Questi tesori per noi fiorentini sono come dei familiari o dei cari amici, li sentiamo nominare quando ancora siamo alla lallazione, entrano spesso nel parlato quotidiano, ci vengono mostrati fin da piccini dai genitori, dai nonni, da un qualche parente amante dell'arte, dalle maestre alle elementari. Almeno per me è stato così.
Per inciso, aggiungo che negli ultimi anni i principali musei hanno organizzato dei percorsi studiati per i bambini che visitano l'esposizioni e le mostre temporanee in modo adatto a loro e questa è una cosa che mi piace tantissimo.
Ora, anche se il patrimonio artistico a noi fiorentini viene infuso col latte materno o nel biberon, la storia della nostra città è stato tanto lunga e importante, che le opere sono un numero così grande da non poterle conoscere tutte; spesso ci sono tesori nascosti in posti impensati, lontani dagli usuali percorsi turistici, manufatti che non compaiono nei comuni libri di storia dell'arte.
Io quando ne scopro uno, mi esalto, letteralmete. E mi chiedo, ma perché non lo conoscevo, perché nessuno me ne ha mai parlato?
Ieri, mentre facevo il mio solito giro settimanale fra Twitter e Instagram, ho avuto una folgorazione di fronte ad una foto. Volevo postare l'opera per la mia abituale #dosequotidianadistoriadellarte ma guardandola bene ho visto tanti di quei dettagli che ho pensato che fosse meglio condividerli mediante un post qui. Magari non interessa a nessuno o a pochi, ma l'arte mi incanta sempre e mi infonde una grande speranza nell'uomo che quando vuole riesce a fare cose meravigliose. Quando vuole.

Dunque, come sapete, la rovinosa alluvione del 4 novembre 1966 danneggiò moltissime case e tante opere d'arte sopratutto nelle aree più vicine al corso dell'Arno. 
In occasione del 40ennale, l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha restituito al Museo di Santa Croce, chiesa vicinissima al fiume e quindi invasa dalle sue acque, ben 8 capolavori di pittura fiorentina dei sec XIV-XVI restaurati.
Fra questi La Discesa di Cristo al Limbo realizzata da Agnolo Bronzino nel 1552. 




La grande tavola (443,5x296 cm) che raffigura la liberazione delle anime oneste nate prima della venuta di Cristo è piena di corpi, nudi, bellissimi,aggraziati, armonici, studiati, raffigurati da ogni angolazione. Al centro la figura luminosissima di Cristo.
Apprezzo molto le opere che hanno un tema sacro, religioso, all'interno del quale entrano più o meno prepotentemente la materialità, la corporeità della vita terrena. In fondo siamo anima e corpo...

Le donne ritratte nell'opera, quasi tutte rivolte verso lo spettatore, sono figure femminili assai note ai tempi per la loro bellezza.






























E qui sotto un tentativo di identificazione dei personaggi presenti nel dipinto.
Io intanto ho aggiunto l'Opera di Santa Croce alla lista, già lunga, delle cose da vedere a Firenze. Non finirò mai. Così dovrò tornare. E tornare.





mercoledì 8 ottobre 2014

Ama e fa ciò che vuoi o anche L'amore è amore

Ci sono argomenti che mi stanno molto a cuore, mi fanno pensare e riflettere praticamente ogni giorno ma  in genere evito di parlarne. Non perché mi vergogni delle mie idee o abbia paura ad esporle, ma perché non mi sento all'altezza, in grado di sviscerare il problema, andare a fondo, capirne bene ogni piega, ogni aspetto nascosto. Quello che potrei dire verrebbe dalla mia pancia, dalla mia emotività. Mia croce e delizia, da sempre. E certe volte, benché io cerchi il supporto del ragionamento, di fronte a certi temi, la pancia continua ad avere la meglio.

Nelle ultime settimane mi sono fortuitamente imbattuta nello stesso tema/argomento, quasi mi rincorresse. Come è successo anche ieri mattina quando nella timeline di Facebook, Barbara ha postato il link a questo video e dopo che mi è frullato e rifrullato in testa tutto il giorno, ho pensato di fare un'eccezione e tirare fuori quel che penso...



Non chiedetemi approcci filosofici, religiosi, antropologici, culturali all'argomento. Non sono preparata. In casa mia di omosessualità non si è mai parlato apertamente forse perché eravamo fatti così e basta, o forse perché la presenza dei miei non più giovanissimi nonni impediva in certo qual modo che lo si facesse. Nonostante questo e nonostante il fatto che io sia stata cresciuta in una famiglia, in un ambiente cattolico e praticante, non ho mai percepito l'omosessualità come un peccato, una colpa, una malattia, una vergogna o una cosa contro natura. Mai.
Ero piccola ma me lo ricordo bene che ciò che sentivo nelle parole, nelle omelie del mio parroco era gioia. La religione che mi (ci) ha insegnato non era cupa, punitiva, incentrata sulla colpa e sul peccato, ma sulla felicità, la bellezza di tutto ciò che ci circondava, l'amore. E il rispetto.
In tutta onestà, non vedo in che modo possa recarmi danno o offesa se due persone dello stesso sesso si amano. Se si sentono una famiglia, se desiderano vivere insieme, trasmettere il loro amore. Se provano quello che io e il mio compagno provavamo l'uno per l'altra. Già, perché anche noi siamo stati per diversi anni degli "irregolari". A dirla tutta questa irregolarità noi non l'abbiamo mai percepita, io da convivente e mamma non mi sono MAI sentita diversa dalle mie amiche regolarmente accompagnate e genitrici. Non sono le etichette a fare le persone, ma ciò che sono.
Nella fattispecie non vedo perché le coppie omosessuali non possano adottare dei bambini. Certo, mi si dirà, un bambino per crescere bene, sano, equilibrato, ha bisogno,accanto a sé di una figura maschile e una femminile. Manco di conoscenze psico-pedagogiche, confesso e sto per dire un'ovvietà gigantesca ma ognuno di noi ha sotto gli occhi figli di coppie "normali" cresciuti in maniera disgraziata, tormentata, infelice. Comunque. Nonostante abbiano un padre e una madre a seguirli fin dalla nascita. Un maschio e una femmina, mi spiego?
L'adozione non è una passeggiata e le coppie che percorrono questa via, peraltro lunga, mi sono sempre sembrate eccessivamente messe sotto esame, passate sotto una lente d'ingrandimento grossa così, alla ricerca della più piccola, infinitesimale incapacità genitoriale. Le altre coppie invece concepiscono e zac, sono genitori. Magari scellerati, ma mai analizzati  a priori da nessuno.
E poi avete notato il senso di superiorità, di giustezza, di menefreghismo di chi, per sua fortuna, non per merito o bravura, si trova nella situazione normale, regolare, socialmente accettata o più semplice?? 'Azzo me frega a me! Mica è un problema mio! E via per la mia strada.

Sarà che io sono una semplice, una sentimentale, ma io penso sempre ai bambini, alla loro felicità, alla possibilità di avere una vita migliore con una coppia serena, stabile e responsabile. Sia essa omosessuale o etero. Ci ho pensato spesso, ho fatto da me e per me l'avvocato del diavolo, ho cercato di guardare in tutte le direzioni, i pro e i contro. Ma non ho trovato una superiorità assoluta dell'una sull'altra. È inutile fare i cinici. L'amore esiste e fa la differenza. Non la sessualità delle persone.

E sì, sì, lo so, è solo uno spot creato ad arte per vendere cereali pieni zeppi di zuccheri...

P.S. Una cosa però vorrei dirla: sono stufa di vedere in tv omosessuali ridotti sempre a macchiette. È sciocco e controproducente. Sarebbe meglio, a mio avviso, che non si prestassero a questo giochino.

E poi scusatemi, ma prima di pubblicare il post mi è venuta in mente una cosa da aggiungere e ormai devo dirla: chi davanti all'omosessualità storce gli occhi, il naso, la bocca e tutta la persona e trancia giudizi di una violenza e cattiveria inenarrabili, dovrebbe prima di aprir bocca o digitare, fermarsi a pensare che un domani potrebbe scoprire che il figlio o la figlia sono omosessuali. Vedi allora come cambierebbero le cose...

domenica 5 ottobre 2014

Arrostino ripieno con contorno di patate, scalogni e uva rosa

Non sono una grande amante della carne e dei secondi in generale, quindi mi piace trovare e sperimentare qualche ricetta che li renda attraenti come questa. Non è proprio di mia invenzione, diciamo che ho aggiustato ai nostri gusti una nella quale mi sono imbattuta girando nel web.
L'idea era quella di usare un filetto di maiale ma giustamente il macellaio mi ha fatto notare che era troppo piccolo per essere aperto e che poi avrei avuto difficoltà ad arrotolarlo da farcito.
così ho ripiegato sul petto di tacchino.
Buffo quando quel pezzo di carne diventa piatto, sottile e srotolato come una grande braciola!!!

Dunque vi serviranno:

un petto di tacchino aperto a libro
4/5 scalogni
pane raffermo 150/200 gr
1 uovo
salvia fresca o secca
timo fresco o secco
buccia di un limone
latte
sale
pepe
olio
vino bianco
brodo
patate
10 acini di uva rosa

Accomodate il petto di tacchino su un tagliere, spolveratelo di sale fine e mettete un po' di olio.
Nel mixer tritate il pane secco con salvia e timo fino ad avere una sorta di pangrattato e mettetelo in una ciotolina. Pulite e tagliate a pezzetti due scalogni piccolini e rosolateli in padella con un filo di olio poi uniteli al pangrattato, con l'uovo e la buccia grattugiata del limone. Seguite il vostro gusto e se tutta vi sembra troppa, mettetene una metà. Aggiustate di sale e pepe o peperoncino e se vi sembra troppo asciutto potete aggiungere un po' di latte o dell'olio, poi distribuite tutto questo composto sul tacchino. Arrotolatelo ben stretto, legatelo con lo spago da cucina e fatelo sigillare bene su tutti i lati in una padella unta di olio. Sfumate con del vino bianco e lasciatelo evaporare.
Trasferite il tutto in una teglia coperta di carta forno, unite un po' di olio e iniziate a cuocere a 180/200C, irrorando di tanto in tanto col fondo di cottura e aggiungendo del brodo caldo in piccole quantità.
Nel frattempo sbucciate le patate, riducetele a tocchetti e sbollentatele per un po' in acqua. Sbucciate gli scalogni e tagliateli in quarti.
Mettere nella teglia dell'arrosto le patate e gli scalogni, unendo olio, sale e pepe.
Quasi a fine cottura aggiungete l'uva ben lavata, infornate ancora qualche minuto e buon appetito!!


Torta con more, lamponi e cioccolato bianco e le infinite declinazioni di una ricetta

Credo di aver detto, scritto e postato più volte che mi sono da subito innamorata di questa ricetta di Natalia perché è semplice, veloce, buonissima e di grande effetto. E l'ho declinata in tante varianti, cambiando forma ( torta, muffin, plumcake) o frutto (pesche, albicocche, susine). Il risultato è sempre ottimo!!!
Qualche giorno fa, girando fra gli scaffali del supermercato ho visto che c'erano le vaschette dei frutti di bosco, scontate fra l'altro, così ho preso una confezione di lamponi e una di more, pensando già che le avrei messe in una torta usando come base, come "canovaccio", la ricetta di Natalia.
Per me frutti di bosco chiamano limone, col suo gusto fresco e deciso. Ma stavolta, visto che quel giorno era decisamente freschino, ho pensato di sostituirlo con un gusto più morbido, dolce e avvolgente. Come una copertina. Della quale di lì a poche ore non c'era già più bisogno. comunque...

Ho sostanzialmente seguito la procedura e gli ingredienti di Natalia escludendo le mele, che ho sostituito con un totale di 250 gr di frutti di bosco, la cannella, il succo di limone.
Ho accomodato il composto nella teglia di carta forno e sulla superficie ho distribuito i frutti lavati e l'ingrediente "segreto", il cioccolato bianco, sbriciolato. Quanto??? Ho fatto ad occhio!
Ricordatevi che, se rimane, come è successo a me, in superficie tende a caramellarsi e a diventare un po' gommoso. Se questo effetto non vi piace potete mescolarlo all'impasto prima di trasferirlo nella teglia oppure spingerlo un po' in basso con un cucchiaio una volta adagiato sulla superficie.

A me la torta è piaciuta molto e sono riuscita a nasconderne una buona parte nel freezer pronta per le mie colazioni e le merende a scuola di Lorenzo!