giovedì 16 febbraio 2017

#tbt


Una foto, una valanga di ricordi. Mi ricordo tutto: era Aprile del 1989, gita scolastica della II liceo a Ercolano, Paestum e Capri. Quell'anno ogni classe doveva avere due genitori accompagnatori, uno fu la mia mamma. Avevo già visitato gli scavi a Pompei, ma Ercolano mi folgorò, la trovai elegante, raffinata, affascinante. 
E poi da lì si vedeva il mare. E questo di certo giocò un bel ruolo. 
Il nonno era reduce da un infarto che aveva sostanzialmente superato senza sapere che era in atto. Poi però ci furono l'ospedale e tutta una serie di restrizioni alimentari. Quelli erano i giorni in cui lui non riusciva ad accettarle e diceva, se non posso prendere caffè, vino, sale come voglio io, allora non li voglio per nulla. Lì scoprii che poteva essere caparbio come un bambino di tre anni.
Ricordo le mie tre meravigliose compagne di scuola, tutto il tempo trascorso gomito a gomito in quei giorni di gita, le notti tutte e quattro in un solo letto, il walkman col raddoppino per sentire in due sul pulmann la cassetta degli Eagles, la Lisa che la mattina ci metteva in fila tutte e tre sul letto e ci phonava i capelli con il phon che mia mamma si era portata dietro da casa. Ché non si può partire senza phon, sia mai.
Ricordo perfettamente quella luminosa giornata in cui la Bea scatto a me, la Lisa e la Mari questa foto: stavamo passando un po' di tempo sulla spiaggia di Santa Maria di Castellabate e io e le mie amiche già allora si andava in cerca di caffè. Si chiese il permesso alla professoressa Adriani che, sempre perfetta, e con quello stile tutto suo, ci disse: "Certo che potete andare. Però mi raccomando, bambine, non date confidenza agli sconosciuti." Forse ce lo disse perché a quell'ora non c'era in giro ombra di donna, solo maschi a chiacchierare in piccoli capannelli.
Ed ero innamorata allora, di quell'amore folle e assoluto e travolgente che all'improvviso non ti fa sentire più una bambina romantica, ma una donna. Ma una donna non sei...
Non stavamo insieme ma eravamo in un periodo di pausa fra una prima e una seconda e più lunga parte della nostra storia...
P.S. Adoravo quella camicetta che a pensarci ora...no, vabbè, vai a guarda' 'l capello...aehm, sorvoliamo sui capelli, per piacere!

sabato 4 febbraio 2017

Giorni così


 
Sono giorni un po' così. La terra in appennino, alle nostre spalle, continua a tremare e quando lo fa con più vigore, si sente anche qui. Noi per fortuna non abbiamo avvertito le ultime scosse, ma comunque ci sono state e io lo so...
Sentire la casa tremare, vedere gli oggetti muoversi è una sensazione orribile.
Esattamente come percepire la tua casa, il tuo rifugio, il luogo in cui ci si ritira sicuri, come un nemico, ostile, cupa, minacciosa, pericolosa.
So benissimo che questa ansia è niente rispetto alle sofferenze, alle difficoltà, alle limitazioni che devono affrontare ogni giorno da mesi decine e decine di persone nelle Marche, in Abruzzo, in Umbria e nel Lazio. Giusto ieri sera al tg3 Marche si diceva in un servizio che a San Severino Marche molte persone vivono ancora in roulotte e in tendoni riscaldati. E ci sono state giornate gelide, davvero gelide, a Gennaio.
Quindi lo so che non ho niente di cui lamentarmi, che ho tutto...ma quell'ansia di sentire dondolare non riesco a scrollarmela di dosso...o almeno, quando sto per riuscirci, si ricomincia da capo.
Forse questo succede anche perché sto vivendo un periodo tutt'altro che facile con l'aggravante della lontananza che mi impedisce di operare, di fare, di dare il mio contributo fattivo alla soluzione, o quanto meno, alla gestione di certi problemi.
Pensavo di essere abituata a sentire il mio cuore sparso, diviso, in varie parti del nostro paese e invece...abituata una cippalippa.
L'unico modo che conosco per tenere a bada tutto questo minestrone emozionale è fare, tenermi impegnata in casa e fuori, vedere persone, parlare, scambiare pensieri e sensazioni.
Lunedì andrò a casa, una delle mie case, e già sono in quella fase di oscillazione fra la gioia di partire e il rammarico di lasciare. Probabilmente non mi passerà mai, sarà sempre così.
E a esser sincera, non faccio neanche niente per reprimere quello che provo, i pensieri che mi si rincorrono in testa, i sentimenti che mi s'arrotolano e mi si srotolano in quello spazio, peraltro ridotto, viste le mie dimensioni, fra il cuore e lo stomaco.
Un attimo sorrido, mi sento piena di energie, di forza, di concentrazione, di spinta, l'attimo dopo mi ritrovo sull'orlo delle lacrime per delle sciocchezze fortuite, senza che mi succeda nulla di che.
Stamani è stata "colpa" della Gianna che in radio cantava Meravigliosa Creatura con tutte quelle sue consonanti e vocali pronunciate alla senese...che forse solo un toscano riesce a percepire...la sua voce ha evocato la forma, i colori, la luce della terra di Siena, li ha materializzati davanti ai miei occhi, quelli della mente, e con essi tutta una serie di emozioni e immagini e ricordi nettissimi del mio passato.
A volte vorrei davvero tornar bambina ma non per essere di nuovo piccola o giovane, no, ma per sentirmi come allora: protetta, amata, sicura, circondata in famiglia e fuori (scuola, parrocchia, amici, danza) da persone che non mi avrebbero mai lasciata sola e mi avrebbero aiutata ad affrontare e risolvere qualsiasi problema.
Ora tocca a me a fare, a contare solo sulle mie forze. (Dice ch'io sia adulta). Ma posso ancora attingere a quell'amore sconfinato e incondizionato che ho ricevuto in grande quantità.
Guardare il cielo mi aiuta a sentirlo.