martedì 7 maggio 2013

Cresima e riflessioni

Domenica scorsa c'è stata la cresima del boy ed è stata occasione di varie riflessioni.

Prima di tutto sul  concetto di religione. Il mio. Sono cresciuta in una famiglia praticante e la parrocchia è stata, dopo la scuola, la prima "società" che ho frequentato. Ci sono sempre andata volentieri e con gioia perchè era un ambiente meraviglioso nel quale ho ricevuto amore a palate. Non si andava solo alla Messa e al catechismo, ma ci si trovava per giocare, chiacchierare, passare il tempo e fare piccole cose per la comunità.

Lì non sono stata indottrinata; sono cresciuta, ho acquisito fiducia in me stessa, sono stata responsabilizzata e lasciata libera di fare le mie scelte, ricevendo affetto, in ogni caso.

Con gli anni mi sono allontanata da quel modo di essere cristiana e credo proprio di esser diventata una praticante sui generis. Ma quei valori hanno continuato ad essere dentro di me e hanno guidato anche la mia vita di laica.
Ho avuto Lorenzo da convivente.
Mi sarei sposata in chiesa, ma mio marito non voleva saperne ed io non ci ho provato nemmeno a convincerlo perchè non avrebbe avuto nessun senso, nessun valore a quel punto.

So che vivere il cristianesimo prevederebbe altre scelte di vita, ma in un certo senso è come se la mia condotta, seppur laicizzata, non si fosse mai discostata da quella strada sulla quale sono stata messa e mi son lasciata guidare fin da bambina.

Quando è nato Lorenzo, Daniele mi ha detto che potevo scegliere se battezzarlo oppure no ed io ho deciso di farlo perchè desideravo che facesse un'esperienza simile alla mia.
Degli anni in parrocchia ricordo al di sopra di ogni altra cosa la serenità, il rispetto, la tranquillità e la GIOIA con la quale ci accoglieva a braccia aperte il nostro parroco ogni volta che ci incontrava.
E' la stessa gioia che mi hanno espresso i suoi occhi quando, testimone di nozze di un'amica, gli ho detto che sarei diventata mamma, la stessa di quando ha battezzato Lorenzo e di quando vado a trovarlo quando capito a Firenze.

Quella stessa gioia che ho sentito fra i cipressi e gli ulivi ad Assisi e che provo quando entro in una chiesa.





E' per questo che ho cercato di far arrivare Lorenzo al giorno della comunione e della Cresima in modo semplice, senza pressioni, senza chissà quali aspettative. Perchè sentisse gioia!

Domenica mattina mentre aspettavamo fuori dalla chiesa l'inizio della cerimonia una mamma mi ha detto: " Tirasse via a finire sta giornata!! "

Ma come???
Tutta sta preparazione, e scegli il fotografo e vai a vedere i fiori e il vestito e le bomboniere e le scarpe e l'acconciatura e il pranzo e i padrini e i regali e le foto dentro e fuori la chiesa col parentado fino alla settima generazione!!!
Ma perchè? Perchè ragionare così?? Perchè questa fretta?? e sopratutto perchè questa festa deve essere un peso??
Se la cresima di tuo/a figlio/a è un così gran pensiero, non fargliela fare, no???
Noi ad ottobre abbiamo fatto scegliere a Lorenzo se voleva farla o no.
Perchè un sacramento ricevuto per forza, perchè lo ricevono gli altri, perchè è tradizione, perchè è quello che ci si aspetta da noi è una cosa ridicola.
Siamo tutti moderni, viviamo nel XXI secolo e blablabla  ma non riusciamo a sottrarci a queste convenzioni.
E non sappiamo insegnare ai nostri figli che le cose, tutte, si fanno perchè ci si crede, perchè ci sembrano giuste. Non perchè le fanno tutti.
E' un peccato, come sposarsi in chiesa se non ci si crede. E parecchi lo fanno.

E poi ci sono un paio di cose che mi hanno colpito in negativo.
Come una busta con tanto di intestazione della parrocchia consegnata ai ragazzi qualche giorno prima per lasciare un'offerta alla chiesa.
Allora, l'offerta per me deve essere libera, non pilotata o ricordata e comunque raccolta con quelle degli altri fedeli durante la Messa non certo portata all'altare durante la processione offertoriale con il pane, il vino e il cero.
Quindi io la busta l'ho chiusa e l' ho consegnata nel cestino con le altre. Vuota, però. Quella vuota è la nostra.

E poi abbiamo dovuto fare un mazzo di fiori al vescovo come ringraziamento per aver officiato il rito.
A parte il fatto che rientra nei suoi impegni pastorali, ma io penso che le cose vadano fatte spontaneamente perchè si sente il desiderio di farle.
Io l'omaggio alla carica, al ruolo, all'autorità in sè non lo reggo.
Allora perchè non farlo anche al parroco o alle persone che si prendono cura della chiesa??

Ecco, secondo me queste piccole cose allontanano le persone, anzichè avvicinarle e insegnano una visione sbagliata della religione, un modo errato di vivere la cristianità...

Di certo io sono una rompiscatole e magari c'ho sempre da ridire e non sono un tipino facile...o forse sono stata abituata male. O bene. Questione di punti di vista!

P.S. Non ho visto grosse esagerazioni o ridicolaggini domenica alla messa. E' già qualcosa!!!

6 commenti:

  1. Io la penso in tutto e per tutto come te Lu, la cosa ormai non mi stupisce più...io quando entro in chiesa, quando sento la Parola di Dio, mi emoziono e mi vengono i brividi. Sono cresciuta in parrocchia esattamente come te, non mi hanno indottrinata ma sono cresciuta con valori che intendo trasmettere al miei figli seriamente. Per tanti però è solo un dovere...perchè tutti ci vanno e basta! Sapessi quanti bambini vengono al catechismo perchè costretti e poi mi dicono che Gesù non esiste o altre cose e quando gli chiedo come fanno a saperlo loro mi rispondono che lo dicono il papà o la mamma che non ci credono...e lì mi cadono le braccia. Siamo tanto moderni e poi non abbiamo il coraggio di dire al parroco o chi per lui:<> Concordo poi al 1000 per 1000 il tuo discorso sulla busta e sui fiori al vescovo...quello non ha niente a che vedere con la fede e con Dio...e tu hai fatto benissimo a consegnare la busta vuota. Io avrei fatto e farò, quando mi toccherà, lo stesso...ti abbraccio

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    1. magari non ti toccherà!!! e quello della busta per me è una questione di principio. così non ci metto neanche un centesimo.

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  2. Beh, guarda, conosco gente che s'è sposata in chiesa solo perché arricchiva la scenografia e m'hanno raccontato di altri invitati, ad altri matrimoni, che hanno fatto la Comunione (rispondendo «grazie» al prete che dava loro «il corpo di Cristo»...) solo perché così il filmino veniva più bello, con tutti gli invitati in fila a ricevere il Sacramento. Così, pour parler.
    Ad altri matrimoni a cui ho presenziato in estate la cerimonia era disturbata dal brusio di molti invitati che, elegantemente, chiacchieravano ad alta voce fuori dalla chiesa aspettando che il corteo si dirigesse finalmente al ristorante.
    Qua in Germania il sistema di finanziamento delle due Chiese, protestante e cattolica, è diretto, tramite detrazione in busta paga. Non c'è l'otto per mille, ogni dipendente vede nella sua busta mensile quanto (e non è poco) ha versato per la propria Chiesa. Ciò comporta che c'è una fuga inarrestabile di credenti, di gente che non vuol più spendere circa 100€ il mese. La contropartita, poi, è che così facendo si escludono dai sacramenti, tutti. E quindi ci sono sempre meno bambini che fanno Comunione e Cresima. O forse ciò responsabilizza maggiormente i credenti, si potrebbe obiettare. Cosa succederebbe in Italia se invece dell'Otto per Mille (che sento spesso citare qua come un modello da adottare) ci fosse il sistema tedesco..?

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    1. Io sono per la responsabilizzazione, ma la Chiesa a pagamento non la vorrei. In effetti io ho parecchi problemi con la Chiesa, come è strutturata, come funziona e così via. Da bambina la nonna faceva dire le Messe in memoria dei suoi defunti e faceva un'offerta. Ma mai, MAI le è stato chiesto, l'avrebbero detta anche senza obolo...

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