martedì 27 maggio 2014

A zonzo per Firenze 10: certe stupefacenti facciate

Non avete idea di quante cose nuove abbia scoperto della mia città da quando non ci vivo più. E mi chiedo, con grande stupore, come abbia fatto in 28 anni trascorsi lì, a non accorgermene!
Succede però, quando si vive in un luogo, di finire per assuefarci ad esso, si passa distratti, con la testa presa dagli impegni, dalle cose da fare, da dove si deve andare. E poi le meraviglie artistiche sono talmente tante e a volte un po' nascoste, che è impossibile conoscerle tutte.
E così, queste scoperte sono ancora più belle per me.
Venite, su, oggi vi porto in una grande piazza, di fronte ad una chiesa che ho sempre amato moltissimo: Santa Maria Novella.
Al suo interno troviamo numerosi grandi capolavori come la cappella Rucellai, la cappella Bardi, gli affreschi del Ghirlandaio nella cappella Tornabuoni, il crocifisso di Brunelleschi nella cappella Gondi, la Trinità di Masaccio, il Chiostro Verde, il Cappellone degli Spagnoli, ma io sono stata sempre rapita dall'esterno, dalla facciata e in particolare dalle grandi volute, lassù in alto.
Quando nei giri in centro col nonno finivamo lì, entravamo nella piazza sempre da via degli Avelli ed ogni volta, ma proprio ogni volta, lui mi chiedeva: " ma lo sai perché si chiama così e perché si dice tu puzzi come un avello?"


Percorrendo infatti quella strada verso la piazza, sulla destra si trovano una serie di avelli, cioè di tombe, come un muro coperto di marmo bianco e verde di Prato, detto anche serpentino, dietro i quali c'è un antico cimitero, un tempo fuori delle mura cittadine. All'epoca, passando di lì, l'odore non doveva essere dei migliori e da questo sarebbe nata la frase che mi diceva il nonno (puzzare come un avello).

Nella Firenze del Medioevo e del Rinascimento, se Santa Croce era il centro antichissimo della cultura francescana, Santo Spirito di quella agostiniana, Santa Maria Novella era il punto di riferimento di un altro ordine mendicante, quello dei domenicani.
Questa sorta di "dualismo" fra Santa Croce e Santa Naria Novella, si lega nei miei ricordi a varie pagine dei miei appunti di Letteratura Italiana dei tempi del liceo!


E dunque osserviamo questa facciata che fu realizzata in più fasi; la parte inferiore risale alla prima metà del 1300, in parte riecheggia motivi romanici presenti nel Battistero, in parte presenta elementi di impronta gotica come gli archi ogivali su pilastrini e le due porte laterali con cuspide accentuata sopra la lunetta.



Al centro il portale di Leon Battista Alberti, il genio che su commissione di Giovanni Rucellai, realizzò il disegno della parte superiore della facciata a partire dalla trabeazione nel cui fregio sono intarsiate le vele araldiche del committente, che, con le loro sartie spiegate al vento, simboleggiavano le imprese e la prosperità dei commerci della famiglia.


Al di sopra si trova una fascia ornata di riquadri oltre la quale c'è la parte alta, corrispondente alla navata mediana della chiesa, tripartita da paraste bicolori, con un grande occhio centrale e coronata da un timpano sotto il quale si trova un architrave con l'iscrizione che ricorda il committente Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, e la data 1470. 


Al centro del timpano troviamo il disco solare fiammeggiante, simbolo del quartiere di Santa Maria Novella.


Le due volute laterali che racchiudono splendidi dischi intarsiati hanno funzione di raccordo con la parte inferiore e servono a mascherare il dislivello esistente tra il tetto della navata centrale e gli spioventi di quelle laterali.




Ma la vera chicca sono due scoperte recenti e casuali: due strumenti scientifici aggiunti sulla facciata nel 1572/74. A sinistra una armilla equinoziale in bronzo


a destra quadrante astronomico in marmo con gnomone opere del frate domenicano Ignazio Danti da Perugia, astronomo e cartografo granducale.


Con questi strumenti il frate calcolò in modo esatto la discrepanza fra il vero anno solare e il calendario Giuliano ancora in uso dalla promulgazione nel 46 d.C.
Dimostrati i suoi studi al papa Gregorio XIII, si ottenne la promulgazione del nuovo calendario Gregoriano nel 1582.

2 commenti:

  1. A volte ci provo a guardare la mia città proprio come fossi un turista e ogni volta scopro angoli nuovi. Assisi in quanto a meraviglie e' ricca e andarci a passeggiare il fine settimana c'è da sentirsi in vacanza. :-))))

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    1. Ahhhh, Assisi! Quanto vorrei tornarci! Fai bene a guardarti attorno, in questo bistrattato paese ci sono meraviglie e tesori anche nei borghi con quattro case. Dobbiamo vederle noi e farli vedere ai nostri figli ;-)

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