Mia madre soffre di depressione da quando io avevo all'incirca vent'anni. Forse anche da prima ma io non lo avevo capito o forse non era poi così chiaro.
Sostanzialmente non si è curata, o meglio, iniziava, rallentava, faceva a modo suo, poi stava di nuovo male, tornava a farsi curare e così via.
Oggi che sono più vecchia e vedo le cose in prospettiva, so esattamente perché è successo.
Trovarcisi dentro è stato un casino perché i ruoli si sono come invertiti, la mia scala di priorità è saltata, i miei studi ne hanno risentito e ho iniziato a soffrire di disturbi di ansia e attacchi di panico. Che ho curato grazie ad una bravissima psicoterapeuta. I soldi meglio spesi della mia vita.
Ho lavorato molto su di me, anche in seguito, prima di avere Lorenzo, ho cercato di far emergere le mie inclinazioni, i desideri, le cose che mi facevano stare bene e trasformarli in realtà.
Ci sono riuscita.
Ma la sua malattia è rimasta...su e giù...
E con gli anni le cose sono peggiorate perché si sono aggiunte a essa altre patologie fisiche legate in parte allo scorrere del tempo, in parte no.
Anch'esse negate, trascurate, sottovalutate, non indagate fino in fondo.
Dalla scorsa estate la discesa è stata rapidissima e inarrestabile: mamma ha smesso di uscire, ha ridotto il cibo, limitato alcune terapie che seguiva da un po'.
Quando mio padre è stato operato, mamma è uscita con me più volte per andare all'ospedale. Ed è stata una sorta di impresa. Non so come abbiamo fatto.
Da quando lui è tornato a casa è stata necessaria una persona che stesse con loro la notte. E lo sarebbe stata anche se mio padre non fosse caduto, i tempi erano già maturi.
Da allora lei non è uscita più e nonostante tutti i tentativi, le attenzioni, gli incoraggiamenti, si è ulteriormente lasciata andare.
Io sono molto preoccupata perché il suo deperimento organico è davvero marcato e temo che un qualsiasi piccolo malessere possa scardinare irrimediabilmente l'equilibrio che il suo corpo sembra aver trovato...
Credo che sia stanca di vivere. Che non abbia più stimoli, motivi, ragioni per combattere.
Dal mio punto di vista, egoisticamente, come figlia, questo è devastante perché sento di non essere stata per lei un motivo, una ragione sufficiente.
So che da un punto di vista psicologico non è esattamente così, ma è così che mi sento io, priva da anni di mia madre, incapace di aiutarla perché sono lontana e anche quando vado da loro, sostanzialmente non vuole farsi aiutare. Lo rifiuta. Credo per pudore.
Ecco, questo è quello che sto vivendo in questo periodo...mentre il resto della mia vita va avanti come prima. Più o meno.
Sto reagendo meglio di quanto potessi aspettarmi. Sono sorpresa. E un po' combattuta fra il rallegrarmi con me stessa e l'aspettarmi la botta fra capo e collo.
Ho dentro un senso di malinconia, di perduto, di irrecuperabile, di finito.
Ed è strano provarlo in questa stagione nella quale tutto rinasce e sembra darti speranza o in giorni, come oggi, nei quali la ginecologa, durante la visita annuale ti dice che sì, gli anni passano e il tuo corpo si sta adattando, ma potresti tranquillamente mettere al mondo una nuova vita.
Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime stamani...è stata una sensazione dolce amara che difficilmente scorderò.
Va così.
Ho raccontato perché non riesco a tenere neanche il semolino, sono una rana dalla bocca larga.
E perché tenere dentro, per me è mentire.
E mentire mi richiede una energia che ora ho, ma voglio riversare su altro.
Se a volte mi sentite triste e sconsolata è per questo.
Ringrazio tutte le persone amorose che mi stanno vicine, che mi capiscono senza che io dica niente, che mi ascoltano e mi fanno forza e mi trattano come sempre.
Grazie, il vostro amore non è vano.
Sapete che ho fatto delle promesse a me stessa. E a mio figlio. E le manterrò.
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